Smettere di fumare: i Centri Antifumo (Luciana Cacciotti)
Cominciare a fumare sembra facile, ma non lo è altrettanto smettere: i fumatori che hanno tentato di smettere senza successo, in oltre il 90% dei casi lo hanno fatto senza alcun tipo di supporto. Nel mondo e in Italia fuma una persona su quattro (25%); il discorso è molto diverso per le donne: nel mondo fuma 1 donna su 20, nel nostro Paese 1 donna su 8. Mediamente si smette di fumare subito dopo i 40 anni anni, soprattutto per la maggior consapevolezza dei danni provocati dal fumo o per motivi di salute. Per chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno la spesa media annuale è notevole, circa 1700 euro, quasi il 5% di un bilancio familiare medio da 36.000 euro. Un aspetto preoccupante del problema riguarda la forte sottovalutazione del problema da parte dei medici di famiglia (MMG): soltanto al 15% dei fumatori è stato consigliato di smettere di fumare dal proprio medico e solo al 4 % dei fumatori il medico ha dato indicazioni per l’invio a un Centro Antifumo. Al maggio 2017 erano presenti 366 servizi per la cessazione del fumo da tabacco: 307 del Servizio Sanitario Nazionale, 56 della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) e 3 del privato sociale. Dal mese di aprile 2016 anche il nostro territorio ospita un Centro Antifumo all’interno della Casa della Salute del Distretto 2, Cerveteri-Ladispoli, della ASL Rm 4. Si tratta di un Centro Antifumo di primo livello con responsabile un medico di famiglia (MMG), counselor sistemico, che ha seguito un addestramento all’uso dei farmaci nel centro antifumo di II livello dell’ospedale San Camillo di Roma. Ecco una prima valutazione dell’esperienza da parte del Responsabile, la dottoressa Luciana Cacciotti. “Il bilancio dei primi 18 mesi – sei dell’anno 2016 e dodici tra maggio 2017 e aprile 2018 – appare incoraggiante. Va sottolineato che il percorso è offerto gratuitamente a tutti i cittadini del Distretto 2 della ASL Roma 4. Nei primi sei mesi sono state seguite solo persone segnalate da cardiologi, pneumologi, e diabetologi in servizio nella Casa della Salute, proprio per sottolineare l’appropriatezza della cessazione del fumo in condizioni di alto rischio cardiovascolare; successivamente sono stati coinvolti anche i medici di famiglia. L’invio dei pazienti avviene attraverso la compilazione di un modulo nel quale vengono elencate le patologie del paziente fumatore. Il ritmo delle visite è inizialmente settimanale, diventa quindicinale, poi mensile e trimestrale dopo la cessazione del fumo, fino al compimento dei dodici mesi. In diciotto mesi hanno avuto accesso al centro antifumo 54 pazienti; di questi 12 (22.2%) hanno smesso di fumare. I restanti 42 (78.8%) hanno rinunciato al percorso. Il ruolo del medico di famiglia è centrale nella motivazione al cambiamento, ancora di più nella lotta al tabagismo. Considerando l’esiguità del numero degli accessi, 54 persone nell’arco di 18 mesi, in un bacino d’utenza di 80.000 persone, riteniamo che un maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia sul fronte del tabagismo, possa essere un’opportunità unica nella diminuzione delle patologie tabacco correlate” (nella foto una locandina della Giornata Mondiale senza Tabacco 2018).
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