Otto motivi per speigare l’obesità? In realtà, ce ne sarebbero molti di più, ma spesso si ipotizzano cause biologiche o genetiche alquanto improbabili. Da molti anni si parla e si discute del forte aumento di sovrappeso e obesità in tutto il mondo, compresi i Paesi a basso reddito. Naturalmente, la genetica non c’entra niente, i nostri geni sono sempre gli stessi del Paleolitico. I veri motivi per cui l’Italia e il mondo stanno ingrassando non vanno cercati nel DNA, ma nelle scelte politiche ed economiche di chi ci governa. Ecco, allora, 8 buoni motivi che fanno delle nostre città luoghi che favoriscono l’obesità: 1) fare sport è utile, divertente, socializzante ma costa sempre più; le attività sportive pubbliche, ossia gratuite o comunque accessibili a tutti, in pratica non esistono più, nonostante sia risaputo che un’attività fisica costante sia una delle più efficaci forme di prevenzione dell’obesità; 2) se lo Stato e gli enti locali non garantiscono più uno sport pubblico, la scuola italiana appare in perfetta sintonia con questa tendenza: le già pochissime ore di educazione fisica settimanali sembrano destinate ad essere ulteriormente ridotte, possiamo immaginare con quali ovvie ricadute a livello delle future generazioni; 3) ovunque assistiamo al prevalere di una pseudo-cultura dell’automobile e del motorino, per cui chi si sposta a piedi o in bici è poco più che tollerato, come residuale, rispetto ad un senso di malintesa modernità motoristica; risultato di questo modo di pensare: si va a fare sport in motorino o facendosi accompagnare con la macchina; 4) troppo spesso mangiare cibi grassi, spesso, costa meno che nutrirsi in modo “equilibrato”; secondo un’indagine Censis-Confcommercio del 2005, oltre il 60% delle famiglie italiane cercava di risparmiare sulla spesa rivolgendosi ai discount; per un adolescente italiano, statunitense o francese il pasto più conveniente è quasi sempre quello offerto il dai vari fast-food dove tutti sanno che si mangia malissimo ma a prezzi imbattibili; 5) la pubblicità influenza sempre più le scelte alimentari dei ragazzi: in un anno sono bombardati mediamente da 27.00 messaggi pubblicitari sugli alimenti, il 70%  dei quali riguarda alimenti poco equilibrati a livello nutrizionale, per la quantità di grassi, zucchero o sodio; naturalmente i pubblicitari sanno che i bambini mangiano ciò di cui ricordano lo spot  e hanno voce in capitolo nel  chiedere prodotti specifici; a titolo di esempio, ecco i 5 alimenti più consumati dai bambini statunitensi a merenda: bevande gassate, patatine fritte o popcorn, biscotti, caramelle e succhi di frutta, naturalmente tutti pubblicizzati in modo martellante ed ammiccante; 6) ormai si mangia tutti davanti alla televisione o a altri schermi; dovrebbe apparire evidente quanto sia irreale pensare di fornire ai nostri figli un qualsivoglia esempio di alimentazione corretta, se lo facciamo guardando uno schermo; 7) città e luoghi di lavoro predispongono alla sedentarietàe al sovrappeso; nei nuovi quartieri troppo spesso mancano le piazze ed i cortili per giocare, gli spazi sicuri per correre ed andare in bicicletta; di nuovo, viviamo nell’illusione che basti mandare un bambino a fare qualche ora di sport, senza preoccuparci dell’assoluta sedentarietà delle restanti 160 e passa ore; 8) i bambini piccoli in genere mangiano tutto, poi con il passare degli anni decidono di non mangiare più alcuni alimenti, in particolare verdure, frutta, legumi e pesce; ossia quelli più sani  e in grado di evitare un consumo eccessivo di calorie; anche qui, i fattori ambientali pesano: la pubblicità fuorviante e la presenza nelle stesse scuole di distributori di merendine, snack e patatine, non aiutano certo i bambini a fare scelte alimentari valide.

In Italia il problema obesità è serio, negli Stati Uniti è ormai drammatico. Tutti sono d’accordo che l’unica strategia efficace sia la prevenzione. Ma come? E con quali strumenti? L. O. Gostin, dell’O’Neill Institute for National and Global Health di Washington ha fatto il punto sui possibili interventi per la prevenzione dell’obesità. Secondo Gostin le istituzioni potrebbero agire con una legislazione incisiva e capace di invertire la tendenza attuale all’aumento di persone con problemi di peso. Ecco le sue esortazioni riassunte in 8 punti: 1) pretendere che ogni cibo in vendita sia corredato di tabelle nutrizionali; 2) punire la responsabilità civile delle aziende che producono cibi in modo non conforme alla legge; 3) controllare e monitorare periodicamente la popolazione; 4) controllare con particolare attenzione la produzione e la vendita di cibi ai più giovani; 5) aumentare il prezzo dei prodotti con alto contenuto di grassi o in generale poco sani; 6) imporre regimi alimentari controllati da nutrizionisti nelle scuole; 7) limitare in uno stesso quartiere il numero di licenze per locali fast-food; 8) proibire l’uso di alcuni composti notoriamente nocivi per la salute (junk-food o cibo-spazzatura). Le proposte di Gostin sono chiare e condivisibili, ma sarà difficilissimo metterle in pratica per un motivo molto semplice: dalla pandemia mondiale di obesità e diabete che sta mettendo in crisi i sistemi sanitari di tutto il mondo le multinazionali dell’industria alimentare ricavano profitti milionari e non intendono rinunciarvi. (7-2009)