La pedofilia, così come ogni forma di abuso sessuale, rappresenta una grave violazione dei diritti e della dignità delle persone. Tra le manifestazioni patologiche legate alla sessualità la pedofilia rappresenta il maggior problema, essendo contemporaneamente un crimine che può segnare pesantemente il futuro di chi la subisce ed una grave patologia sociale. Secondo stime attendibili (dati UNCEFl’80% dei casi di violenza sessuale sui minori avviene tra le mura di casa, da parte di genitori, parenti, amici di famiglia.  Un’altra quota considerevole di abusi avviene inoltre in scuole, collegi e istituti da parte degli educatori o del personale; appare, pertanto, del tutto fuorviante il sentire comune che considera alcuni luoghi pubblici come i giardini o Internet le situazioni di maggior rischio. La legge italiana definisce pedofilia l’attività sessuale con bambini, generalmente minori di 13 anni; il soggetto pedofilo deve avere almeno 16 anni o avere, comunque, almeno 5 anni più del bambino.
La pedofilia non è l’unica forma di violenza legata alla sessualità. Per la legge si definiscono abusi sessuali tutti gli atti sessuali compiuti contro la volontà di una persona o nell’assenza di consapevolezza della stessa. Il Codice Penale italiano distingue tra violenza carnale – se vi è penetrazione – e atti di libidine violenti se vi sono altri tipi di contatto fisico con la vittima. Per definire in toto la casistica, bisogna considerare abuso sessuale un qualsiasi atto sessuale compiuto con una o più di queste condizioni: 1) usando la violenza; 2) usando la minaccia; 3) su persone con meno di 14 anni (o meno di 16 se chi abusa è il tutore); 4) su persone tratte in inganno; 5) su persone incapaci di capire ciò che sta succedendo per ragioni fisiche o psicologiche.
L’abuso sessuale, nonostante l’aggettivo sessuale, in realtà, ha poco a vedere con la sfera della sessualità, rientrando invece nelle manifestazioni legate al mancato controllo dell’aggressività e della violenza. Si tratta fondamentalmente di una manifestazione di forza con cui chi aggredisce tenta di dimostrare il proprio potere. La presenza costante dello stupro sulle donne delle popolazioni sconfitte in guerra ne è la prova più evidente.  Dalla preistoria alla seconda guerra mondiale, dalla pulizia etnica in Bosnia degli anni ’90 alle carceri irachene di oggi, la violenza sessuale è stata ed è utilizzata per umiliare ed annientare psicologicamente il nemico (nella foto Le Sabine di  Jacques-Louis David, 1794-99) (6-2007)