Da vegetariani a onnivori
I nostri antenati del genere Homo sono stati per lungo tempo prevalentemente vegetariani; siamo diventati onnivori – con il consumo di carne e altri prodotti animali – relativamente tardi e con forme di approvvigionamento piuttosto diverse dalle attuali. Vediamo quello che oggi possiamo ricostruire. L’esatta classificazione dei vari gruppi preumani – del genere Australopiteco e Homo – che si sono succeduti dopo l’evoluzione dall’antenato comune agli scimpanzé è tuttora oggetto di discussione tra i paleontologi. Alcuni punti, tuttavia, appaiono abbastanza accertati. Verso la fine del Mesozoico, – tra i 70-60 milioni di anni fa – la scomparsa dei grandi rettili portò alla liberazione di vasti habitat di cui approfittarono Uccelli e Mammiferi; tra i Mammiferi comparvero le prime scimmie. Si trattava di animali di piccole dimensioni che si cibavano di germogli, frutta, bacche e semi, tutti alimenti costituiti prevalentemente da carboidrati; da questo tipo di alimentazione ebbe origine un metabolismo basato sul glucosio – lo zucchero della frutta – e regolato dall’ormone insulina. Il glucosio è una molecola fondamentale per la nostra biologia: il cervello utilizza esclusivamente glucosio per le sue richieste energetiche, durante l’attività muscolare si usa soprattutto glucosio e anche la lattazione necessita di glucosio. Pensare, lottare, fuggire, allattare: sono tutte situazioni di fondamentale importanza che richiedono la presenza di zuccheri. Nel periodo Cenozoico o Terziario accaddero alcuni importanti avvenimenti; i nostri antenati erano ancora vegetariani e prevalentemente arboricoli, ma progressivamente avevano acquisito la postura eretta (o mentre ancora stavano nell’ambiente di foresta o nel nuovo ambiente d di savana creatosi dopo gli sconvolgimenti geologici); inoltre, tra i 3 e i 2 milioni di anni fa, il clima aveva iniziato a raffreddarsi sensibilmente; con la prima glaciazione la disponibilità di cibo – già ridotta per il raffreddamento precedente – subì un’ulteriore riduzione; in un primo tempo la dieta rimase vegetariana con alcune modifiche: visto che la frutta e le bacche – a base di zuccheri semplici – erano meno presenti, aumentò la quota di semi, radici e tuberi, ossia carboidrati complessi e fibre. La consistente riduzione di temperatura del Pliocene – durata oltre mezzo milione di anni – costrinse il genere Homo ai primi tentativi di caccia e soprattutto alla “raccolta di resti carnei” lasciati dai grandi predatori: la nostra alimentazione onnivora iniziò con questa ricerca di proteine animali da animale “spazzino”. Nel periodo seguente le abilità di caccia aumentarono considerevolmente, innalzando la razione proteica della dieta, ma non è da escludere che anche il “cannibalismo rituale” (ossia legato a particolari occasioni, come una vittoria su un gruppo nemico) possa essere servito a migliorare le entrate proteiche, stante la persistente riduzione di alimenti vegetali. (2008, segue)
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