Citi-news non è stato un giornalino come gli altri. Il titolo giocava con l’assonanza al termine inglese city, ma le news che ha pubblicato erano le notizie (in inglese, news) di una comunità terapeutica (o ci ti, usando la sigla); la comunità era la comunità terapeutica Fratello Soledi Santa Severa (nella foto), a pochi chilometri da Roma. Fratello Sole è una comunità “piccola”, certamente non una piccola comunità; nel 2008 ha festeggiato 30 anni di attività, con una longevità che potrebbero vantare solo altre 4 o 5 strutture simili in Italia.  La prima comunità era nata nel 1978 a Santa Marinella (Roma), per iniziativa di padre Ludovico Pesola e di alcuni psichiatri e psicoanalisti dell’Ambulatorio per le farmacodipendenze dell’Università Cattolica di Roma; l’anno dopo si era trasferita a Santa Severa, dove tuttora resiste. La comunità fin dall’inizio ha scelto una via originale, rispetto ai modelli che in quegli anni si andavano affermando: la tossicodipendenza era vista soprattutto come un sintomo, un segnale di problemi e disturbi ben più profondi. Si fece la scelta di lavorare con pochi ospiti, tra i 20 e i 30, quasi tutti dipendenti da eroina, moltissimi sieropositivi all’HIV e all’HBV; almeno  a partire dal mio arrivo – nel 1990 – vi fu sempre grande attenzione all’esterno, perché il reinserimento nella società di chi finiva il programma non fosse solo una bella parola.

Dai 4, 5 operatori degli anni ’90 che letteralmente vivevano nella struttura, oggi lavorano in comunità una decina di operatori; negli ultimi 30 anni sono passati a Santa Severa centinaia di ragazze e ragazzi, centinaia di volti, di modi di fare e di parlare. Io me li ricordo tutti benissimo – nonostante la mia memoria sia per altri versi non esattamente strepitosa – e ricordo quasi tutte le cose fatte con loro: le assemblee e le gite, le partite di pallavolo e le visite mediche, le lezioni di igiene e le partite di calcio, le risate e le arrabbiature (più risate, comunque).

Ricordo anche questo pezzo di memoria che è stato il Citi-news, un giornalino scritto, pensato e disegnato da loro, senza censure e senza intenti apologetici (due difetti ricorrenti in questo tipo di pubblicazioni): io ero il loro direttore “ir-responsabile”, correggevo solo i pochi errori di grammatica, a volte neanche quelli. Un grazie immenso va a Natalia e Antonella, validissime colonne lavorative della tipografia che da sempre ci affianca: con la loro pazienza e la loro professionalità è stato possibile quell’esperimento a metà tra il giornalismo e la rivista giovanile, il diario e il fumetto. Con questo piccolo ricordo speriamo di aver fatto cosa gradita ai tanti ospiti della comunità e, in particolare, a tutti i collaboratori del Citi-news, qualcuno dei quali oggi avrà i capelli bianchi e forse sorriderà ripensando a quel pezzo della propria vita trascorso a Santa Severa (5-2009)