Etologia e sessualità
L’etologia studia il comportamento animale “dal vivo”, sessualità compresa, riducendo al minimo l’impatto di chi osserva su chi viene osservato. L’etologo inglese Desmond Morris ha avanzato alcune suggestive ipotesi sulla sessualità umana nel suo famoso libro La scimmia nuda. Studio zoologico sull’animale uomo (1968, Bompiani). Tutto prende avvio dal fatto che l’uomo sarebbe una specie “a doppia personalità”, una sorta di Dr. Jeckyl – Mr. Hide della natura. La nostra specie nasce, infatti, fondamentalmente come gruppo di vegetariani predatori, un caso unico tra le scimmie che trova pochi riscontri nel mondo animale (il Panda gigante, invece, è un carnivoro divenuto vegetariano, cioè un caso opposto al nostro). Dunque, saremmo dei vegetariani divenuti carnivori ed un cambiamento di questo genere ha dato origine ad una personalità doppia: eravamo predisposti per un’esistenza nella foresta e all’improvviso – in termini evolutivi – abbiamo dovuto imparare a comportarci come lupi intelligenti e dotati di armi. Questo “salto” ha interessato il nostro corpo ma soprattutto il nostro comportamento. Tra le 280 specie di carnivori (Carnivora) i due principali gruppi sono i cani selvatici da un lato, i grossi felini dall’altro. Tutti dispongono di udito acutissimo, vista sensibile anche al minimo movimento, odorato incomparabilmente più esatto del nostro. Uno splendido fisico da atleti per scatti fulminei (felini) o lunghe corse (canidi), mascelle poderose, denti aguzzi e (felini) artigliati. Il nostro apparato sensoriale di primati è invece dominato dalla vista, in particolare da un’ottima capacità di rilevare colori e particolari statici – i vegetali sono fermi – come forma e struttura: il muso pertanto si è accorciato dando agli occhi un maggior campo visivo. L’udito perde importanza e quindi anche l’apparato uditivo esterno dei primati è ridotto e privo di capacità di movimento. Il fisico dei primati è il fisico degli acrobati: ottimo per arrampicarsi e salire, inadatto a grandi velocità sul terreno e a sforzi prolungati. Mascelle e denti sono piuttosto robusti ma incapaci di immobilizzare e stritolare, le mani sono eccezionali per afferrare, non per strappare e colpire: in definitiva uccidere non rappresenta una parte essenziale del modo di vivere dei primati. Poiché il cibo vegetale è immobile e abbondante, il gruppo dei Primati non deve dividersi per cercarlo: tutti i membri del gruppo possono vivere in una comunità molto unita, un primate isolato è una creatura vulnerabile. Le prime comunità umane hanno dovuto imparare a cacciare per sopravvivere. I nostri corpi, però, non erano assolutamente adatti alla caccia: serviva dunque un cervello migliore e per far sviluppare ed educare questo voluminoso cervello serviva un’infanzia più lunga. Ma ancora non bastava. Ottenuti questi risultati, serviva, infatti, che qualcuno restasse a casa a badare ai piccoli. Si ebbe una divisione di compiti. Le femmine, pertanto, assunsero questo compito mentre i maschi andavano a caccia. Per cacciare era, inoltre, necessaria la collaborazione di tutti i maschi e bisognava che gli umani assumessero la posizione eretta ed usassero le armi. Questi mutamenti avvennero contemporaneamente e gradualmente, facilitandosi scambievolmente. Essi furono la base di quei cambiamenti che portarono alla formazione della nostra attuale complessità sessuale. I maschi – sostiene Morris – dovevano essere certi che le femmine sarebbero rimaste loro fedeli quando le lasciavano sole per andare a caccia: si dovette pertanto sviluppare una tendenza a formare delle coppie tra umani. Andavano, inoltre, accordati diritti sessuali anche ai maschi più deboli, affinché collaborassero nella caccia: l’organizzazione sessuale divenne più democratica, risultò vantaggioso assegnare una sola femmina ad ogni maschio (monogamia). I maschi per cacciare, inoltre, disponevano ora di pericolosissime armi che avrebbero reso fatali eventuali rivalità sessuali, un’altra situazione che favoriva la formazione di coppie monogamiche. Terza ragione a favore di stretti legami di coppia: le lunghe cure parentali per i piccoli umani che crescevano assai lentamente. Naturalmente, quelle di Desmond Morris sono ipotesi da verificare. Possono essere, comunque, un buon punto di partenza per capire le caratteristiche della sessualità umana nel quadro dell’evoluzione biologica (nella foto Henry Matisse, La gioia di vivere, 1905).
Tags In
Tags
Categorie
- Alimentazione (76)
- Antropologia (40)
- Biologia (35)
- Dipendenze (57)
- Cervello e Psicofarmaci (11)
- Dipendenze e salute (33)
- Storia delle droghe (13)
- Ecologia (40)
- Salute (82)
- Invecchiare bene (17)
- Malati e malattia (28)
- Salute e società (37)
- Sessualità (34)
- Sport (95)
- Movimento e salute (26)
- Storia della pallavolo (26)
- Storia dello sport (44)