Nel mese di novembre la Dieta Mediterranea ha festeggiato 12 anni come patrimonio UNESCO dell’umanità. Tutti ne parlano, tutti pensano di conoscerla, ma spesso ci riferiamo a questo modello come a uno tra i tanti possibili. Non è così. Proviamo a parlare di Dieta mediterranea, partendo da quello che non è e non è mai stata. Innanzitutto non è restrittiva, come la maggior parte delle diete lampo che troviamo sui social. Non prevede l’esclusione di nessun alimento o classe di alimenti, ma un’indicazione a favorire cibi più protettivi – come il pescato – limitando, non escludendo, cibi meno protettivi, come carni e formaggi. Il secondo punto discende dal precedente. Non è squilibrata, dato che ogni pasto prevede una miscela di carboidrati (complessi e semplici) proteine (animali e vegetali), grassi (insaturi e saturi), fibre, vitamine e sali minerali. Complessivamente la dieta Med offre grassi di buona qualità, basso indice glicemico, molte fibre insieme a molecole antinfiammatorie e antiossidanti. Terzo punto: non è solo una dieta, ma uno stile. Dieta nella sua corretta etimologia vuol dire “regola”, non scelte alimentari, come si intende oggi. Meglio parlare, allora, di “stile o modello mediterraneo”. Questa concezione, che vede il cibo inserito nello stile di vita, non è recente, ma risale a Ippocrate, a 24 secoli fa. In seguito la medicina occidentale ha perso di vista questo sguardo allargato sull’uomo, con il ruolo determinante della nutrizione nel favorire o peggiorare la nostra salute. Molte diete possono essere seguite solo per brevi periodi; è il caso delle varie diete chetogeniche, oggi molto in voga, o delle tante diete iperproteiche, che affaticano reni e fegato. La dieta Med non ha questo limite: è adatta ad ogni fase dell’esistenza, dalla nascita alla terza età e, pertanto, può accompagnare ogni decade di vita, con gli opportuni adattamenti. Quasi tutte le diete, in cambio della perdita di peso, penalizzano il gusto e il piacere di mangiare. Non la dieta Med che, al contrario, raccogliendo una molteplicità di culture millenarie, le ha tradotte in un numero grandissimo di piatti e ricette di eccezionale valore nutrizionale e gastronomico, specifiche di ogni regione del bacino mediterraneo. Per tale ragione, la dieta Med non si può fare con cibo finto o surrogati dei pasti, spesso con costi notevoli.

Negli ultimi anni, il maggior accesso al cibo industriale e l’aumentata mobilità delle persone ha portato ad una maggior frequenza di pasti fuori casa, con tempi ridotti sia al lavoro per la pausa pranzo sia a casa per la preparazione dei pasti. Mangiare mediterraneo, invece, prevede piatti cucinati e commensali seduti insieme a mangiare con calma, perché come dice l’UNESCO “Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino del Mediterraneo. La dieta mediterranea enfatizza i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività”. Quasi tutte le diete alla moda provengono dagli Stati Uniti, un Paese con l’obesità e le malattie ad essa legata fuori controllo. La dieta Med è nata e si è sviluppata in Paesi come il nostro con alta longevità e alta qualità della vita; diversamente dai modelli alimentari anglosassoni, rappresenta un fondamentale fattore di prevenzione, capace di contrastare le più importanti malattie croniche (diabete e obesità, tumori e malattie del cuore) e di proteggere – secondo recenti studi – da depressione, morbo di Parkinson e Alzheimer. La dieta Med ha molti secoli di storia, ma non è una dieta del passato: è il futuro, inteso come modello sostenibile di alimentazione, salute e ambiente, con forti legami con il territorio e l’economia locale. In base a tutte le evidenze scientifiche oggi disponibili la dieta Med è il principale modello mondiale di dieta sana e sostenibile. Un patrimonio dell’umanità da salvaguardare, perfetto equilibrio tra cultura umanistica e scientifica, ma soprattutto un modello per affrontare concretamente il futuro, riducendo sia gli impatti ambientali dell’agroalimentare sia l’obesità e le malattie croniche.