“L’uomo e la donna moderni non sono più certi di dove sia “scritta” la filosofia, ma quel che è certo è che nuovi e immensi libri continuamente stanno aperti innanzi ai loro occhi (noi diciamo Internet). L’infinita biblioteca di Babele on-line, oltre a fornire una perfetta metafora del caos culturale che ci sostiene e travolge, apre infatti nuove ed entusiasmanti opportunità: le sterminate banche-dati in rete della biologia (e non solo), offrono a tutti la possibilità di avere a disposizione a costo zero “sensate esperienze”, e cioè i risultati di esperimenti effettuati in laboratori sparsi nel mondo. Qualsiasi ricercatore dotato di un decente personal computer ed un collegamento ad internet può scaricare nel proprio computer e analizzare grandi basi di dati che riguardano polimeri biologici, interazioni tra proteine, profili di espressione genica e segnali fisiologici provenienti da esperimenti su batteri, piante, topi, cellule umane, ma anche dati finanziari, mappe metereologiche, rilevamenti sismici, il traffico mondiale su internet o sulle reti di distribuzione elettrica. Se il ricercatore ha sufficiente fantasia ed ingegno da riuscire, con un accurato uso di modelli e metodologie di analisi dei dati, ad individuare e interpretare regolarità e relazioni tra proprietà fino ad allora considerate indipendenti, può fare dell’ottima scienza. Le riviste scientifiche sono piene di queste applicazioni che ormai rappresentano la punta di diamante della scienza moderna. Questo significa che l’estro individuale può contare immensamente di più delle “grandi cordate” e dei grandi finanziamenti. Il nuovo scenario appena descritto apre la strada all’affermazione, accanto alla scienza “istituzionale”, di una scienza nuova: la scienza semplice. La disponibilità diffusa e a costo zero di dati sperimentali apre quindi la possibilità di una scienza di e per tutti, cioè distribuita, collaborativa, democratica, libera, povera, non soggetta a gerarchie, né ad elite. Anche le metodologie di analisi e interpretazione potranno essere totalmente libere e proposte alla libera convinzione del “pubblico” nel senso più esteso possibile di questo termine e cioè di tutti. La scienza siamo noi, nessuno si senta escluso.  Chiameremo questa nuovo modo di conoscere, cioè questa scienza nuova, “scienza semplice”, intendendo con questo termine più la descrizione volutamente vaga e imprecisa di un atteggiamento umano che una metodologia ben definita e univoca. E’ comunque possibile riconoscere lo scienziato semplice da alcune sue caratteristiche: lo scienziato semplice riconosce un altro scienziato semplice dal semplice fatto che si capiscono. Oggi cominciano a intravedere uno scenario in cui fisici collaboreranno con neurofisiologi, psicologi con informatici, matematici con biologi… L’eclettismo sarà più una necessità che una caratteristica, non più il privilegio di alcuni menti “geniali” ed eccentriche, ma la più semplice normalità e spontaneità di uomini e donne alla ricerca di “saperi” non esoterici e assoluti, ma condivisibili e relativi, locali e temporanei. La scienza semplice è un’impresa collettiva, distribuita e la comunicazione fra scienziati semplici è un’esigenza spontanea e vitale, come la respirazione per un essere vivente. La scienza semplice facilita la comunicazione fra esseri umani mediante dispute accese in cui non ci siano né vincitori né vinti, semplicemente perchè essi non credono che nelle scienze esistano “verità ultime” ma “verità condivise”. La scienza semplice e’ un’attività artigianale e gli scienziati semplici somigliano molto di più ai pittori di un tempo o ai falegnami che ai filosofi. Quando osserviamo un vecchio aratro di legno, l’armamento di una vecchia barca a vela, un telaio, o qualsiasi altro manufatto artigianale fatto con cuore e sapienza, anche se ormai non è più in uso o è sorpassato da nuovi e più aggiornati strumenti, è ugualmente pieno di senso. Lo stesso discorso vale per la scienza semplice: quando la nostra scienza semplice sarà sorpassata ed i nostri contenuti vecchi, fuori moda, ugualmente il nostro lavoro continuerà a trasmettere il suo “senso” aldilà dell’uso immediato, come una poesia o un timone di legno. Questo “senso” proviene dalla possibilità di individuare nel pezzo di scienza il personale apporto dell’artigiano nella soluzione dei problemi, il suo stile peculiare nel sistemare le argomentazioni, i suoi “trucchi” per fare emergere la linea di pensiero, il particolare uso delle metodologie di analisi e d’interpretazione. Lo scienziato semplice possiede il gusto della conoscenza per la conoscenza e considera la sua attività un modo per creare, favorire e mediare relazioni umane attraverso la forza della “connessione”. A ben guardare, non c’è ragione alcuna per cui un astronomo abbia più possibilità di indagare i misteri fondamentali della vita di un meteorologo o di un ecologo e viceversa”.

Marcello Cini, Enrico Alleva, Alessandro Giuliani, Carlo Modonesi e molti altri ricercatori, scienziati e appassionati di scienza (nella foto Ritratto di Luca Pacioli con un allievo di Jacopo de’ Barbari, 1495) (4-2005)