Nuove “guerre dell’oppio”
Le “guerre dell’oppio” sono stata una delle pagine più vergognose della storia inglese moderna e del capitalismo ottocentesco. L’uso politico dell’oppio, però, non è limitato alla tragica vicenda che vide l’Impero britannico imporre il commercio di oppio alla Cina nell’Ottocento. Cento anni dopo la vergognosa guerra coloniale inglese, nel 1937, il fascismo imperiale del Giappone decise di invadere la Cina e e di utilizzare la droga per indebolire la resistenza all’occupazione; fu, pertanto, ordinata la riapertura delle fumerie d’oppio con pesanti ripercussioni sulla popolazione. Il leader cinese Mao Tse Tung, negli anni della “lunga marcia”, ebbe ben presente il binomio oppio-sfruttamento coloniale e dichiarò che la guerra per la liberazione nazionale avrebbe dovuto essere anche una guerra contro l’oppio.
Le guerre dell’oppio, però, non finirono con la rivoluzione cinese del 1949 e la vittoria di Mao. Venti anni dopo vi fu un nuovo boom della produzione di oppio ed eroina nel cosiddetto “triangolo d’oro” compreso tra Laos, Birmania e Cambogia. Il tutto avvenne mentre infuriava la sanguinosa guerra del Vietnam che causò oltre un milione di morti tra i soldati vietnamiti e quasi 4 milioni di vittime civili tra il 1962 e il 1975 (oltre a 50.000 vittime militari statunitensi,). Nella “sporca guerra” del Vietnam i guadagni ottenuti della produzione di oppio ed eroina finanziarono le operazioni militari contro i Vietcong del Nord e lasciarono un’altissima percentuale di tossicodipendenti tra i soldati statunitensi.
L’ultimo capitolo delle moderne “guerre dell’oppio” inizia nel 1989, quando le truppe dell’allora Unione Sovietica si ritirarono dall’Afghanistan, dopo 10 anni di invasione. Lasciarono quasi 14.000 militari uccisi, un alto numero imprecisato di vittime civili e il Paese in mano ai Talebani. La resistenza anti-sovietica dei mujahidin fu in larga parte finanziata – dai servizi segreti statunitensi e pakistani – con i proventi del commercio clandestino di oppio afghano, che prosperò fino al 2000, quando il mullah Omar, allo scopo di guadagnare sostegno internazionale al suo regime, decise di vietare la coltivazione di oppio. Nel 2001 la produzione di oppio crollò, ma riprese a pieno ritmo nel 2002, dopo la sconfitta dei Talebani e l’insediamento del leader Karzai ad opera delle truppe statunitensi; oggi l’Afghanistan è il principale produttore mondiale di eroina con il 93% della produzione mondiale. Le “guerre dell’oppio” non si fermano mai, cambiano solo i protagonisti. (2007)
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