Progetto NU-AGE: invecchiare in salute
Progetto NU-AGE, ovvero dieta mediterranea e invecchiamento in salute. Un importante studio internazionale ha confermato che il segreto per invecchiare bene è il modello mediterraneo. Si tratta di un dato della massima importanza, poiché la popolazione con più di 65 anni nel 2030 rappresenterà tra il 25% e il 40% della popolazione europea. L’Università di Bologna ha partecipato al progetto europeo NU-AGE per individuare un modello di alimentazione capace di prevenire e limitare i disturbi che solitamente si associano alla terza età, dopo i 65 anni (oggi con le nuove categorie, dopo i 75 anni inizia la quarta età). La ricerca ha riguardato cinque centri di ricerca in Francia (Clermont Ferrand), Olanda (Wageningen), Polonia (Varsavia) e Inghilterra (Norwich) con oltre 2.500 persone di età superiore ai 65 anni per un periodo di 3 anni (2011-2014). Ad una parte del campione è stata somministrata la “dieta mediterranea rinforzata” preparata dai ricercatori NU-AGE, ossia un menù giornaliero ricco soprattutto di cereali integrali, frutta, verdura, pesce e olio d’oliva, con adeguati apporti di acqua (ricordiamo la costante perdita di acqua corporea col passare degli anni). Un’alimentazione di questo tipo ha comportato l’introduzione di adeguate quantità di fibre e micronutrienti altamente protettivi come acidi grassi omega3, zinco, ferro, vitamina B12. La “dieta mediterranea rinforzata”, inoltre, ha ridotto il consumo di alcol, prodotti dolciari e sale.
Nei risultati dello studio le persone che hanno seguito la dieta NU-AGE hanno avuto tre benefici significativi. Il primo risultato importante è stata la minor perdita di massa ossea tipica di questa fascia d’età, con minor rischio di fratture di fragilità che nel mondo oggi – dopo i 50 anni – colpiscono una donna su tre e un uomo su cinque. Il secondo beneficio di salute è stato il miglioramento del rapporto tra colesterolo totale e HDL e la riduzione del livello di trigliceridi; ciò significa una forte riduzione del rischio di malattie cardiovascolare, che rimangono la prima causa di morte in Italia e in Europa. Il terzo parametro che è cambiato in meglio è stata la proteina C reattiva, un marcatore aspecifico di infiammazione, i cui livelli sono risultati più bassi. Analizzando l’enorme quantità di dati raccolti su microbiota intestinale, sistema immunitario, genetica ed epigenetica delle persone coinvolte nel progetto i ricercatori hanno rilevato che i miglioramenti apportati dalla “dieta mediterranea rinforzata” non sono omogenei, ma cambiano se vengono riferiti a donne o uomini. Come da anni insegna la medicina di genere, anche l’alimentazione deve tener conto della diversità metabolica, ormonale e fisiologica delle donne rispetto agli uomini. L’altro elemento da prendere in considerazione è il Paese di origine e – all’interno di questo – il territorio di residenza. Essere anziani in una città Europa dell’Est è molto diverso dal vivere la stessa condizione in un borgo dell’Europa meridionale o in una metropoli del Nord Europa.
Il professor Claudio Franceschi, della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Alma Mater, coordinatore del progetto NU-AGE, ha sottolineato l’importanza della dieta mediterranea nel ridurre gli stati infiammatori e i fattori di rischio delle principali malattie croniche per la fascia d’età sopra i 65 anni. Per mantenere la salute della popolazione anziana femminile e maschile dei diversi Paesi europei sarà, però, necessario proporre menù personalizzati e diversificati in base a sesso, luogo d’origine, fabbisogni nutrizionali e stili di vita. (9-2017)
Tags In
Tags
Categorie
- Alimentazione (76)
- Antropologia (40)
- Biologia (35)
- Dipendenze (57)
- Cervello e Psicofarmaci (11)
- Dipendenze e salute (33)
- Storia delle droghe (13)
- Ecologia (40)
- Salute (82)
- Invecchiare bene (17)
- Malati e malattia (28)
- Salute e società (37)
- Sessualità (34)
- Sport (95)
- Movimento e salute (26)
- Storia della pallavolo (26)
- Storia dello sport (44)