Nel 2007 il Parlamento europeo aveva bocciato le pubblicità che non favoriscono abitudini alimentari sane; gli eurodeputati chiedevano una revisione delle norme sulle etichette ed iniziative concrete per promuovere un’educazione alimentare precoce ed un maggior consumo di frutta e verdura. Le tre richieste approvate dall’europarlamento sono state trasmesse ad una commissione che avrebbe dovuto tradurle in forma di legge. Sembrano ormai inevitabili norme che regolino la pubblicità di cibi destinati ai più piccoli, regolarmente troppo grassi o eccessivamente ricchi di zuccheri e sale.
Secondo i deputati europei era necessario promuovere l’attività fisica e il consumo di frutta e verdura e adottare un sistema di etichettatura comune a tutti i Paesi europei, per indicare con facilità e chiarezza la presenza e la quantità delle sostanze nutritive, in particolar modo dei grassi. Si tratta, naturalmente, di ottime prese di posizione ma, almeno in Italia, completamente disattese nella loro sostanza. Non si vedono in alcun modo segnali di inversione di tendenza. La pubblicità è sempre più invadente e spavalda nel proporre modelli consumistici; la diffusione dell’attività fisica è semplicemente impedita dai modelli urbanistici delle nostre città, dove – con poche e lodevoli eccezioni – girano bene solo gli automobilisti; il consumo di frutta e verdura non può raggiungere i livelli auspicabili, perché con le attuali disuguaglianze economiche troppe famiglie hanno o redditi bassi o informazioni inadeguate o entrambe le cose. (3-2008)

P.S. 10 anni dopo queste riflessioni una ricerca condotta dalla New York University School of Medicine, pubblicata dalla rivista Pediatrics, segnala che milioni di statunitensi che seguono le principali manifestazioni sportive alla televisione e su YouTube – in particolare bambini e adolescenti – sono bombardati da pubblicità di alimenti malsani e bevande zuccherate; a tutti arriva un messaggio molto ambiguo per  cui lo sport e l’esercizio fisico sono importanti ma le diete sane non contano. Questa è la strategia dei gruppi di pressione che vogliono difendere il cibo-spazzatura dai tentativi delle autorità sanitarie di limitare il dilagare di obesità, diabete, malattie cardiovascolari e tumori legati al cibo scadente: minimizzare l’impatto dell’alimentazione sulla nostra salute ed enfatizzare l’azione protettiva dell’attività fisica. Giova ricordare che – dopo 41 anni – finalmente McDonald’s ha deciso di interrompere la sua sponsorizzazione delle Olimpiadi, iniziata a Montreal nel 1976: meglio tardi che mai. (nella foto un grafico del 2012 relativo alla pubblicità televisiva in Svizzera) (4-2018)