Se consideriamo la sessualità secondo lo standard delle circa 4300 specie di mammiferi attualmente conosciute, la nostra specie appare al biologo statunitense Jared Diamond “leggermente” in controtendenza, per almeno 6 caratteristiche:

1) la maggior parte delle popolazioni umane si impegna in rapporti di coppia a lungo termine;

2) le coppie così intese sono anche associazioni per l’allevamento in comune dei bambini;

3) le coppie umane non vivono solitarie in un proprio territorio, ma insieme ad altre coppie con cui cooperano;

4) i rapporti sessuali sono attività strettamente private, nel senso che non viene praticata in presenza di altri umani;

5) l’ovulazione delle femmine non è manifesta e quindi la maggior parte dei rapporti sessuali avviene in periodi di non fertilità,;

6) tutte le femmine della nostra specie dopo i 40-50 anni vanno incontro alla menopausa, ossia alla completa scomparsa della fecondità.

Il sesso – spiega Diamond – biologicamente parlando, è un’attività costosa, per tutta una serie di motivi. Per prima cosa, produrre spermatozoi comporta una discreta spesa energetica; la sessualità, inoltre, è un’attività che ne esclude altre altrettanto basilari: se si fa sesso, ovviamente, non si può contemporaneamente cercare cibo. La sessualità è anche un’attività alquanto rischiosa: una coppia di animali che fa sesso si espone ad un possibile attacco a sorpresa da parte di un predatore o di un nemico. In genere il sesso fa bene a chi lo pratica, ma per gli individui anziani l’affaticamento legato al sesso può essere causa di malattie invalidanti o di morte; inoltre, le competizioni maschili per il possesso delle femmine in estro spesso comportano ferite o menomazioni ai contendenti ed alla femmine stesse. L’ultima osservazione di Diamond – ironica, ma fino a un certo punto –  riguarda i rapporti extraconiugali, fonte di notevole pericolo per molte specie animali, compresa la nostra (nella foto La nascita di Venere di Sandro Botticelli, 1485). (2007)