Speranza di vita nella storia (1)
Chi nasce oggi in Giappone ha una ragionevole speranza di vita di oltre 82 anni, due in più di un italiano medio; chi nasce oggi in Angola può contare su un’aspettativa di vita di 38 anni, come è stato per secoli in tutto il mondo. Come mai esistono ancora oggi queste differenze abissali tra uno Stato e l’altro? Come si spiega che in Africa si viva poco più della metà della nostra vita media di europei? La medicina c’entra poco in questo; nessun farmaco ha avuto questo potere: anzi – come ha scritto il medico inglese Ben Goldacre (La cattiva scienza, 2009) “fino al 1935 i medici erano fondamentalmente inutili”. La stragrande maggioranza delle sostanze, degli strumenti diagnostici e delle tecniche di cura che formano la medicina moderna, basata sulle prove di efficacia, sono state fatte nel quarantennio d’oro che va dal 1935 al 1975, molto dopo l’avvio dell’aumento spettacolare dell’aspettativa di vita. Come siamo arrivati, allora, agli attuali valori medi di longevità?
I primi gruppi umani che vivevano di caccia e raccolta – come gli attuali Boscimani – non se la passavano poi così male; con una media di 2-3 ore lavorative al giorno resta moltissimo tempo per attività piacevoli; i dati disponibili attestano una vita media intorno ai 25 anni; probabilmente, superati i 15 anni, si potevano raggiungere i 50-60 anni. L’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento – 9.000 e 8.000 anni fa – non rappresentò certo un progresso, nei primi millenni: la statura crollò di 15 punti (dai 175 cm precedenti ai 160 post agricoltura), la vita media crollò al minimo, sotto i 20 anni. Per risalire ai livelli pre-agricoltura ci volle l’impero romano: quando Roma raggiunse l’apice della sua potenza, la vita media non superava i 25 anni. Alla fine della tarda epoca romanica probabilmente la vita media oscillava fra i 30 e i 35 anni. Il Medioevo non migliorò più di tanto la situazione: nel tardo Medioevo si viveva qualche anno in più, fino a 35-40 anni. Nel Trecento vi fu un vero e proprio crollo demografico: le epidemie di peste bubbonica che decimarono l’Europa; la popolazione italiana scese del 40% (da 9 a 5 milioni), quella tedesca del 35 % (da 11 a 7,5 milioni), morirono quasi un terzo degli Europei. La classe sociale di appartenenza aveva un peso non indifferente: superata l’adolescenza, la speranza di vita dei benestanti era tra i 60 e gli 80 anni. Nei secoli successivi vi fu un lento aumento della longevità: a metà del Seicento la durata media della vita era intorno ai 45 anni, con la possibilità di arrivare alle decadi successive per chi disponeva di una condizione sociale elevata. (nella foto Susanna e i vecchioni di Artemisia Gentileschi, 1610) (segue)
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