Nel 1989 il mondo fu stravolto dalla caduta del muro di Berlino: finiva la contrapposizione Est-Ovest, socialismo-capitalismo, la Germania tornava ad essere un unico stato. Forse fu una coincidenza, ma il 1989 segnò anche il passaggio di testimone nella leadership mondiale; l’Unione Sovietica, tornata ad essere Russia, come nel 1922, lasciò lo scettro prima all’Italia e poi al Brasile; le squadre russe – nazionali e di club, maschili e femminili – resteranno ai vertici ma senza più dominare come nei 40 anni precedenti.
La squadra maschile italiana era stata affidata a Julio Velasco, tecnico argentino, già iscritto alla facoltà di Filosofia; lasciata l’Argentina fascista di quegli anni, era arrivato nel 1983 in Italia ed era stato capace di vincere a Modena 4 scudetti consecutivi, dal 1985 al 1989. Agli Europei svedesi di Stoccolma del 1989 l’Italia di Velasco iniziò una serie di vittorie impressionanti che la porteranno nel novero delle squadre ai vertici mondiali per oltre 25 anni. Il podio degli europei di quell’anno fu incredibile, con il podio interamente occupato da tre nazionali occidentali: oro all’Italia, argento alla Svezia, bronzo all’Olanda e solo quarta l’Urss.

Nel 1990 la FIVB decise di creare un torneo che raccogliesse con cadenza annuale le migliori formazioni mondiali; la prima edizione della World League maschile si svolse in aprile ad Osaka, in Giappone, con Giappone e Cina per l’Asia, Brasile e Cuba per l’America, l’URSS, Italia, Francia e Olanda. La vittoria finale andò all’Italia, che sconfisse in finale l’Olanda, Zorzi fu eletto miglior giocatore della manifestazione. Ad ottobre si svolsero i Mondiali maschili in Brasile; per l’Italia di Velasco arrivò il primo titolo planetario; dopo aver battuto nei quarti l‘Argentina, in semifinale ci toccarono i padroni di casa del Brasile, battuti davanti a 20.000 tifosi al Maracanazinho; in finale ci fu Cuba, con Joel Despaigne, considerato allora il più forte attaccante del mondo; alla fine fu 3-1 per noi (come 11 anni prima a Roma); per il nostro centrale Andrea Lucchetta il premio di miglior giocatore, ma questo era già la “squadra del secolo” della pallavolo mondiale: Tofoli alzatore, Bernardi, Zorzi e Cantagalli, attaccanti, Lucchetta e Gardini centrali; in panchina altri 4 campioni come De Giorgi, Bracci, Anastasi e Giani (nella foto i giocatori dopo la premiazione) .

Nel volley femminile gli anni 80 videro il dominio di due grandi scuole; dal 1981 al 1987 vi fu il predominio della Cina (3 Coppe del Mondo, 2 Mondiali e le Olimpiadi del 1984); dal 1988 al 1990 subentrarono le atlete dell’URSS, poi divenuta Russia, che vinsero le Olimpiadi e il Mondiale; per le pallavoliste di Giappone, USA, Cuba e Perù solo piazzamenti di prestigio; per l’Italia un bronzo agli Europei del 1989 disputati in Germania, con allenatore e 5 giocatrici su 6 della Teodora Ravenna, squadra record finanziata dal potente gruppo Ferruzzi, capace di vincere 11 scudetti consecutivi dal 1980 al 1991.

Per la pallavolo gli anni ‘90 furono un decennio particolare; furono, infatti, introdotte  profonde modifiche delle regole di gioco che ne cambiarono definitivamente la natura; si iniziò nel 1992 decidendo di agevolare la difesa permettendo la “doppia” al primo tocco di squadra purché non in palleggio; dal 1994 la palla poté colpire qualsiasi parte del corpo e fu permesso anche calciarla; la zona di servizio fu estesa per tutti i 9 metri oltre la linea fondo; fu stabilito che il “primo tocco” di squadra fosse sanzionato solo se la palla veniva bloccata o lanciata (come nella pallamano); dopo il 1996 la palla che attraversava la rete fuori dallo spazio di passaggio, poteva essere recuperata nella zona libera opposta; si stabilì, inoltre, di gonfiare il pallone ad una pressione più bassa, per favorire le difese; gli eventi più importanti del decennio furono, però, l’introduzione del ruolo dellibero a partire dal 1997 e l’abolizione del cambio-palla l’anno dopo; il nuovo giocatore era  autorizzato a sostituire qualsiasi giocatore difensore, ma non poteva attaccare, servire, murare; questa innovazione – accolta inizialmente con scetticismo e stupore – è risultata decisiva per  permettere anche a giocatori  e giocatrici di statura normale di arrivare ai massimi livelli; il primo nome che viene in mente è quello di Paola Cardullo, per 10 anni miglior libero del mondo nonostante i suoi 162 cm; per l’altro cambiamento rivoluzionario si decise che dalla stagione 1999/2000, tutti i campionati di qualsiasi serie e categoria avrebbero adottato il nuovo sistema di gioco (Rally point system) e sarebbe cambiato  il punteggio di classifica: 3 punti vincendo 3-0 e 3-1, 2 punti vincendo 3-2, 1 punto perdendo 2-3; l’ultima grande novità del decennio riguardò il servizio: il tocco della rete da parte della palla dopo la battuta non fu più considerato fallo. (segue)