Unità alcoliche  è un termine recentemente adottato per definire in modo semplice e comprensibile a tutti, che cosa sia, e cosa comporti, il bere a rischio. Molti testi di alcologia – la disciplina che si occupa dell’abuso di bevande alcoliche – riportano una formula matematica per valutare i consumi di alcol di una persona: millilitri (ml) di bevanda x grado alcolico x 0,8)/100. Nella pratica quotidiana conviene utilizzare il concetto di Unità alcolica, ossia la quantità di bevanda alcolica contenuta nel tipico recipiente della bevanda stessa: per il vino (12%/ vol.) il bicchiere medio da 150 cc, per la birra (4,5%/vol.) la lattina da 330 cc, per i superalcolici il bicchierini da bar (30-40 cc, con circa il 40%/ vol.). In questo modo il contenuto di alcol anidro corrisponde a circa 13 g per ogni unità alcolica: per sapere quanti grammi di alcol si sono consumati basta fare la somma delle unità alcoliche e moltiplicare per 13. Fino al 1980 le quantità di alcol che si suggeriva di non superare erano pari a circa 1 grammo per kg di peso corporeo, quindi circa 70 g per l’uomo medio di riferimento; oggi, questa quantità è stata quasi dimezzata e si è arrivati a consigliare il limite di 40 grammi per l’uomo e di 25 grammi per la donna.

Nonostante la mole di pubblicazioni scientifiche ed il crescente interesse dei mass media, il reale impatto dell’alcol in termini sociali e di salute pubblica rimane poco conosciuto e, comunque, quasi sempre sottostimato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità gli uomini non dovrebbero superare tre unità alcoliche al giorno, le donne due, in ragione della minor massa metabolicamente attiva. Alcune categorie, inoltre, devono prestare particolare attenzione al consumo di alcol. Per le persone anziane in buone condizioni di salute si consigliano rispettivamente, maschi e femmine, due ed una unità alcolica giornaliera. Per le donne in gravidanza e in allattamento sarebbe opportuno evitare del tutto il consumo di alcol, in quanto esso passa nel latte materno e, da questo, al bambino. Per i bambini e gli adolescenti, l’alcol può interferire con lo sviluppo e la crescita; in particolare, l’alcol interagisce con il sistema endocrino, molto attivo nell’adolescenza,  e con il sistema nervoso centrale con riduzione del volume della materia grigia delle aree dell’encefalo coinvolte nel controllo degli impulsi. Le persone che assumono farmaci – e, soprattutto psicofarmaci come benzodiazepine, antidepressivi, antiepilettici e antipsicotici – devono sapere che l’alcol può rendere i farmaci meno efficienti o aumentarne gli effetti. L’alcol, infine, è sempre molto pericoloso per chi guida, dato che agisce alterando la percezione e i tempi di reazione.

L’alcol, nel passato, è stato utilizzato come fonte di calorie in condizioni di sotto-nutrizione. Con l’attuale pandemia di obesità e diabete le calorie dovute alle bevande alcoliche sono ancora più pericolose. Negli animali la somministrazione di alcol comporta un aumento dell’appetito e della concentrazione di grelina, un ormone che spinge a mangiare di più. Dopo aver assunto alcol si tende a dare la preferenza a cibi a base di carboidrati e di grassi (panini, pizza, pasta), principali responsabili del sovrappeso e dell’obesità. Per tutti questi motivi l’alcol occupa il terzo posto sul podio dei principali fattori di rischio di malattia e morte prematura, dopo il fumo e l’ipertensione: 3,3 milioni di persone ogni anno muoiono a causa di patologie derivate o strettamente legate al consumo di alcol (stime dell’Istituto Superiore di Sanità), rendendo l’alcol la più pericolosa delle droghe. (2007)