La pandemia di coronavirus sta cambiando le nostre vite e sta avendo ripercussioni su tutti gli aspetti della nostre esistenze, compreso l’uso e l’abuso di sostanze. Le dipendenze da sostanze – tabacco, alcol e altre droghe – insieme alle dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, cibo, internet, doping) sono importanti fattori di rischio per la salute pubblica e lo diventano ancora di più in una situazione particolare come quella correlata alla pandemia da COVID-19 che ha comportato lunghi periodi di forzata permanenza a casa.

Sembra persino inutile ribadirlo, ma la nicotina non ha alcuna funzione protettiva nei confronti del coronavirus, come hanno riportato alcune fake-news che hanno ripreso – distorcendolo – un articolo apparso sulla stampa francese. Al contrario, i fumatori che hanno contratto l’infezione hanno avuto mediamente un rischio di mortalità e di ricorso alla terapia intensiva e alla ventilazione meccanica più che doppio (12% contro 5%) rispetto a chi non fuma, secondo uno studio del New England Journal of Medicine.

Le misure di distanziamento sociale – come era prevedibile – hanno avuto importanti effetti nel consumo di tutte le sostanze “legali”: in tutto il mondo si registrato un forte aumento della vendita di alcolici – in parte compensato dalla chiusura di bar e ristoranti – e di cannabis light, spesso utilizzata per placare l’ansia e migliorare la qualità del sonno. Si segnalano anche aumenti nella vendita e nelle prescrizioni di ansiolitici e antidepressivi. Per quanto riguarda il fumo da sigaretta l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato i risultati di un’indagine – tramite questionari anonimi – dalla quale è emerso in Italia che molte persone durante il lockdown hanno aumentato il numero giornaliero di sigarette, probabilmente con la speranza di ridurre ansia e stress.

Il 10 gennaio del 2005 – 15 anni fa – entrava in vigore in Italia la Legge Sirchia che, per tutelare i non fumatori, vietava il fumo in tutti i locali pubblici. Le grandi aziende del tabacco hanno incassato il colpo e sono passate alla controffensiva con accurate strategie di manipolazione che mettono in dubbio la pericolosità di un prodotto – il fumo – che uccide il 50% dei suoi consumatori. Mentre viviamo in pieno la pandemia Covid, sperando di arrivare ad un vaccino che ci protegga dal virus, non dobbiamo perdere di vista l’altra grande pandemia, la pandemia da fumo, per la quale non arriverà mai un vaccino e per la quale ogni anno 7 milioni di persone perdono la vita, con un milione che si ammala e muore senza nemmeno fumare, solo vivendo vicino a persone che fumano. (nella foto un manifesto dell’Istituto Superiore di Sanità) (Luciana Cacciotti)