Alle Olimpiadi di  Los Angeles l’assenza del blocco socialista favorì nella canoa e nel kayak la Nuova Zelanda (4 medaglie d’oro), nel canottaggio la Romania (6 ori); i fratelli Carmine e Giuseppe Abbagnale, divennero campioni olimpici del due con, impresa che ripeteranno 4 anni dopo a Seul.  Nel ciclismo gli Stati Uniti fecero la parte del leone con 4 ori su 8; un oro anche all’Italia nella cronometro a squadre. Il pugilato risentì della mancata partecipazione dei pugili cubani, veri dominatori delle ultime edizioni; gli Stati Uniti portarono a casa 9 medaglie d’oro su 12; Maurizio Stecca vinse l’oro nei pesi gallo; argento nei massimi per Francesco Damiani. Nella lotta gli Stati Uniti vinsero 9 titoli su 20, ma mancavano gli atleti più forti (i sovietici, che a Seul vinceranno 8 ori contro i 2 degli Stati Uniti); il nostro Maenza vinse l’oro nella categoria fino a 48 kg della greco-romana (e si ripeterà a Seul). Nei pesi l’assenza dei campioni sovietici favorì i cinesi che vinsero 4 ori su 10. Un oro nel sollevamento pesi, dopo 60 anni, anche per il meranese Oberburger. Nello judo il Giappone vinse 4 titoli olimpici su 8: per l’italiano Gamba argento nella categoria fino a 71 kg, per il giapponese Yamashita oro nella categoria open, quasi alla fine di una carriera in cui per 8 anni – dal 1977 al 1985 – rimase imbattuto. Nella scherma l’Italia diede il meglio vincendo 3 medaglie d’oro: fioretto, sciabola a squadre e fioretto individuale  (Mauro Numa); argento a Marco Marin nella sciabola, bronzo a Dorina Vaccaroni.
Negli sport di squadra fu inserito nuovamente il baseball, 20 anni dopo Tokyo; mancavano i fortissimi cubani, ma vinse a sorpresa il Giappone sui favoriti padroni di casa statunitensi. Nell’hockey su prato vittoria al Pakistan, nella pallamano doppietta della Jugoslavia in campo maschile e femminile. Nel calcio per la prima volta parteciparono i giocatori professionisti. Nei quarti l’Italia di Baresi, Vignola, Fanna e Serena, ripescata per il boicottaggio dei Paesi dell’Est, batté il Cile, ma perse in semifinale con il Brasile di Dunga; nell’altra semifinale la Francia eliminò la Jugoslavia. In finale Francia-Brasile 2-0 e primo titolo olimpico per i transalpini; terza la Jugoslavia. Nel basket gli Stati Uniti di Michael Jordan vinsero il loro ottavo titolo olimpico, davanti alla Spagna di San Epifanio; terza la Jugoslavia di dei fratelli croati Petrovic e di Dalipagic. Quinta l’Italia. Nella pallavolo il torneo fu più che dimezzato: basti pensare che il Canada arrivò in semifinale. Comunque, il titolo andò ad una grande nazionale, quella statunitense di Karch Kiraly (nella foto); con lui gli Usa vinsero – dal 1984 al 1988 – 2 titoli olimpici e un mondiale (nel 1986); con l’altro statunitense Steve Timmons giocherà 2 anni a Ravenna, vincendo tutto a livello italiano, europeo e mondiale e a 32 anni lascerà la pallavolo per il beach volley, vincendo l’oro nel 1996 ad Atlanta; nel 2001 è stato nominato con il nostro Lorenzo Bernardi “miglior giocatore di volley del XX secolo”; argento per il Brasile, bronzo per la nazionale italiana; nel volley femminile primo oro alla Cina. Il torneo di pallanuoto risentì delle assenze di Paesi come l’Ungheria e l’URSS: vinse la Jugoslavia, davanti a Stati Uniti, Germania Ovest; quarta la Spagna del grandissimo Manuel Estiarte che ha giocato 13 anni in Italia vincendo con Pescara 3 campionati e una coppa dei campioni. Il 12 agosto 1984 i giochi furono dichiarati chiusi; come 4 anni prima, il medagliere finale fu falsato dal boicottaggio olimpico: gli Stati Uniti fecero il vuoto con 83 medaglie d’oro, davanti a Romania (20 ori), Germania Ovest (17) Cina (15) e Italia (14). Alla fine del 1984 la leader indiana Indira Gandhi fu assassinata dalle sue guardie del corpo di religione sikh.. Ne seguì una spaventosa rappresaglia; a Bhopal una fuga di oltre 50.000 tonnellate di isocianato di metile dalla multinazionale statunitense Union Carbide (oggi Dow Chemical) fece 10.000 morti e un numero immenso di intossicati: Bhopal è stato il più grave incidente chimico-industriale di tutti i tempi, ma nessuno ha pagato per una catastrofe i cui effetti sono ancora drammaticamente presenti.  Il 23 dicembre un’altra strage, stavolta in Italia: una bomba sul rapido 904 Napoli-Milano all’altezza di una galleria vicino Bologna: 16 morti. L’unica buona notizia di quella fine anno terribile fu l’assegnazione a Stoccolma de Premio Nobel per la pace all’arcivescovo anglicano nero Desmond Tutu, strenuo oppositore dell’apartheid sudafricano.