Sigarette ai bambini
Sigarette ai bambini, una delle tante vergogne delle multinazionali del tabacco, quotate in borsa. Da anni il consumo di sigarette è in forte calo in tutti i Paesi industrializzati. Per cercare nuovi clienti per la nicotina, la via del tabacco passa dall’Africa, dove le leggi e le regole obbligatorie in Occidente non valgono o non vengono osservate. Un’ inchiesta della BBC, la rete telvisiva pubblica britannica, ha scoperto che uno dei giganti della produzione britannica di tabacco viola le norme che si è autoimposto in materia di marketing, per pubblicizzare e diffondere le sue marche di sigarette tra i giovani e addirittura tra i bambini del continente nero. In particolare, l’inchiesta del network televisivo ha scoperto che i regolamenti vengono violati in Nigeria, in Malawi e nell’isola di Mauritius. Il risultato è che il fumo è in rapido aumento in questi tre Paesi fra i giovanissimi, così come è in vertiginosa crescita il numero di malattie e di decessi collegati al fumo in tutto il continente: oggi 100.000 persone all’anno muoiono in Africa uccise dalla nicotina, secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma questa cifra è in procinto di raddoppiare entro i prossimi vent’ anni.
Sotto accusa è principalmente la British American Tobacco (BAT), seconda maggiore azienda mondiale dell’industria di tabacco, le cui marche di sigarette includono Lucky Strike, Rothmans e molte altre (nel 2003 ha acquisito l’Ente Tabacchi Italiani, diventando così il numero due del settore nel nostro paese). La grande compagnia anglo-americana incoraggia la vendita di sigarette singole, anziché in pacchetti da dieci o da venti, nei Paesi africani, contrariamente alle proprie norme ufficiali di marketing. La vendita di singole sigarette è solitamente proibita, perché è più facile che siano acquistate, specie in paesi poveri del Terzo Mondo, da ragazzi molto giovani, i quali potrebbero non avere abbastanza soldi per comprare un intero pacchetto ma riescono a procurarsi gli spiccioli per comprarne una. Lo scopo apparente è penetrare nel mercato di nazioni in cui fino ad ora il fumo era in netta minoranza. In Malawi, per esempio, meno del 10% della popolazione fuma e in molti ambienti fumare è considerato un tabù. Un altro esempio di marketing scorretto, sempre secondo la BBC, è la sponsorizzazione di concerti in cui l’età degli spettatori non viene controllata all’ingresso e dove vari artisti indossano abiti con la sigla di marche di sigarette. Un terzo caso citato dal programma è l’abitudine di verniciare le imposte dei negozi che vendono sigarette con i colori delle proprie marche: una forma di pubblicità subliminale, anche questa contraria alle regole. Per la BBC si tratta di un altro caso tipico in cui le grandi multinazionali dell’Occidente si muovono in Africa senza riguardo per alcun principio, tranne che per quello dei profitti: “La British Tobacco è il volto inaccettabile del capitalismo britannico” (nella foto una vecchia pubblicità di sigarette della BAT: 20.679 medici dicono che le Lucky sono meno irritanti) (8-2008)
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