Storia dell’igiene. Il Novecento
Il ‘900 è stato il secolo che ha visto l’applicazione su larga scala dell’igiene moderna; agli inizi del secolo la situazione igienica generale, però, era ancora precaria. Tranne una piccolissima quota di privilegiati, la popolazione viveva in case senza acqua corrente e senza servizi sanitari (gabinetti, vasche da bagno o docce); mancava il riscaldamento (eccetto un’unica stufa o un camino) e l’illuminazione era insufficiente, le stanze erano in genere buie con finestre ridotte; l’alimentazione era scarsa e monotona. In particolare, il lavoro era massacrante: uomini, donne e bambini spesso lavoravano per 12/15 ore al giorno per 6 giorni a settimana, senza vacanze; fu considerata una grande conquista una legge italiana del 1899 che fissava il tetto massimo di 12 ore di lavoro e l’interdizione dal lavoro notturno per le donne e i ragazzi dai 13 ai 15 anni. Per chi viveva in campagna, infine, era normale convivere con gli animali in casa; nelle case coloniche le cucine erano di regola sopra le stalle.
Risalgono agli inizi del Novecento le prime leggi per regolamentare l’approvvigionamento di acqua, i sistemi per la distribuzione comunale dell’acqua e i sistemi di smaltimento dei rifiuti fecali. Si iniziarono a costruire gallerie in calcestruzzo impermeabili, ad usare ghisa e acciaio nelle tubature dell’acqua; comparvero pompe più efficienti per far risalire l’acqua ai serbatoi e fontane economiche nelle città e in campagna; si diffusero le fognature in muratura e la disinfezione dell’acqua con cloro per eliminare i microbi patogeni ancora presenti.
La nozione di igiene, come prevenzione delle malattie e baluardo della salute pubblica, oggi è diffusa, grazie soprattutto alla sua introduzione nelle scuole. Sicuramente rimangono ancora credenze e abitudini errate sul pulito e sullo sporco – come la scarsa abitudine al lavaggio delle mani dopo aver usato il bagno e altre attività. Volgendo lo sguardo al passato, bisogna sottolineare con forza le formidabili conquiste dell’igiene: solo grazie al miglioramento dell’igiene pubblica è stato possibile debellare malattie a carattere epidemico come sifilide, peste e colera, che hanno decimato la popolazione mondiale per molti secoli. Le sfide per l’igiene oggi sono le nuove epidemie di AIDS, epatite B ed epatite C, la recrudescenza della tubercolosi e l’ininterrotta strage della malaria e delle altre malattie infettive ancora presenti nei Paesi del Terzo mondo. In Occidente sono quasi scomparse, ma le malattie infettive sono ancora un problema drammatico. Nel mondo sono responsabili del 25% della mortalità totale, che sale a quasi il 50% nei Paesi africani ed asiatici non sviluppati ma, soprattutto, raggiunge il 65% della mortalità nei bambini con meno di 5 anni (nella foto una mappa mondiale con la malattia infettiva prevalente nei singoli Paesi) (fine)
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