Adolescenza nella storia
“I giovani sono inclini al desiderio e portati a fare ciò che desiderano. Tra i desideri del corpo sono inclini soprattutto a quelli erotici e sono incontinenti al riguardo. Sono ambiziosi e vivono la maggior parte del tempo nella speranza; infatti, la speranza è relativa all’avvenire e per i giovani l’avvenire è lungo ed il passato è breve…Non sono di cattivo carattere, ma di buon carattere, perché non hanno ancora visto molte malvagità, e sono facili a convincersi perché non sono ancora stati ingannati molte volte. E sono facili a sperare, anche per il fatto che non hanno ancora subito molti insuccessi. E sono magnanimi perché non sono stati ancora umiliati dalla vita. Preferiscono compiere belle azioni piuttosto che azioni utili, poiché essi vivono più secondo il loro carattere che non secondo il calcolo; e sono amanti della vita in comune e peccano sempre per eccesso e per esagerazione; essi infatti fanno tutto con eccesso: amano all’eccesso, odiano all’eccesso”.
Dalle bellissime e profonde parole della Retorica di Aristotele, sembra che non sia cambiato molto negli ultimi 25 secoli. A Roma si era puer sino a 15 anni, adulescens dai 15 ai 30 anni. Nel Rinascimento l’infanzia arrivava ai 7 anni, la puerizia ai 14 e l’adolescenza durava dai 14 ai 21. Nel 1427 l’età media delle nozze a Firenze era già di 29 anni – secondo una ricerca sui registri matrimoniali – quasi come oggi; a cambiare nella nostra società non sembra tanto la durata dell’adolescenza quanto il modo in cui si diventa adulti. Per secoli infatti essere adolescente ha significato soprattutto imparare a combattere, dalla Grecia classica alla leva obbligatoria napoleonica. Nell’antica Roma dopo una cerimonia in cui gli adolescenti erano portati al foro, iniziava il tirocinio principalmente basato sulla formazione militare. Anche i giovani cavalieri medievali, di età compresa tra 13 e 21 anni, dovevano soprattutto essere buoni soldati per proteggere la Chiesa. Con il Rinascimento comincia ad essere importante l’educazione religiosa. “L’adolescente moderno inteso, come studente o apprendista, nasce solo nell’800” (Maggiolini/Pietropolli Charmet, 2004).
Ed oggi? Dal 1993 al 2003 – secondo il CENSIS – la percentuale di giovani sotto i 35 anni che ancora vivono in famiglia è passata dal 55% al 60%: per centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, quindi, la prospettiva di una vita autonoma sembra fortemente limitata anche dalle scarse prospettive occupazionali e dal costo eccessivo degli affitti. Attualmente nel nostro Paese – secondo il rapporto ISTAT 2000 – vi sono circa sei milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni, corrispondenti al 10,5% della popolazione. Nel gennaio 2001 vi erano circa quattro milioni di adolescenti minori di 18 anni. Quali sono i valori di questi 4 milioni di adolescenti italiani? Nella scala di valori di un sondaggio recente (Manheimer-Brusoni, 2002) ai primi posti troviamo famiglia (84%), amore (82%), amicizia (76%); il sesso occupa solo il 5° posto (55%), in fondo alla classifica il successo (42%) e il denaro (36%). I nostri ragazzi si sentono più capiti dagli amici che dalla famiglia (47% contro 28%); due su tre usano il cellulare. La prima causa di morte tra gli adolescenti maschi sono gli incidenti stradali. (nella foto Jacques-Louis David, Cupido e Psiche, 1817) (2003)
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