In linea di massima ciò che unisce tutti i disturbi dell’alimentazione è un valutazione di sé stessi incentrata quasi esclusivamente su quanto si pesa, su come si appare fisicamente e su quanto si riesce a controllare il cibo. Su Internet si trovano numerosi siti pro-ana che, attraverso decaloghi come quello che riportiamo, inneggiano e cercano di valorizzare i comportamenti tipici dell’anoressia.  Ecco un esmpio di Comandamenti Pro-Ana: 1) Se non sei magra, non sei attraente. 2) Essere magri è più importante che essere sani. 3) Non puoi mangiare senza sentirti colpevole. 4) Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo.5) Compra dei vestiti, tagliati i capelli, prendi dei lassativi, muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra. 6) Devi contare le calorie e ridurne l’assunzione di conseguenza. 7) Quello che dice la bilancia è la cosa più importante; perdere peso è bene, guadagnare peso è male. 9) Non sarai mai troppo magra 10) Essere magri e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e autocontrollo. Come si deduce dall’elenco, il mondo anoressico è un mondo ad una sola dimensione: tutto è funzione della magrezza, unico obiettivo desiderabile, a tutti i costi – vedremo quali – e con tutti i mezzi. L’ossessione per il controllo del cibo e dell’aspetto del corpo induce alcuni comportamenti tipici: a) l’ossessivo conteggio delle calorie di ogni alimento, la pesatura maniacale dei cibi, il ricorso ad alimenti dietetici; b) l’uso continuo e maniacale alla bilancia – più volte al giorno – ed il guardarsi spesso allo specchio concentrandosi su alcune parti del corpo che sembrano poco magre.

Tutto ciò comporta quasi sempre conseguenze gravi sia sul piano psicologico sia sul piano fisico. A livello mentale si ha un aumento di ansia e depressione, instabilità emotiva, apatia, insonnia e difficoltà di concentrazione. A livello fisico la malnutrizione proteica ed energetica che si protrae nel tempo produce, inizialmente, la riduzione del peso corporeo e delle riserve di grasso; oltre un certo limite, inizia l’uso delle proteine come fonte di energia – analogamente al “marasma” dei bambini denutriti del terzo mondo – e si riduce il metabolismo basale, cioè il consumo energetico di base per le nostre funzioni vitali. Le conseguenze sull’apparato cardiocircolatorio sono la riduzione del battito cardiaco (bradicardia) e della pressione arteriosa (ipotensione); quelle sull’apparato digerente sono disturbi gastro-intestinali, stitichezza e rallentamento della svuotamento dello stomaco. Inoltre, si ha un abbassamento della temperatura corporea (ipotermia), una riduzione del desiderio sessuale e la perdita delle mestruazioni (amenorrea). Per chi soffre di bulimia i rischi maggiori derivano dalle cosiddette pratiche di compensazione, particolarmente dal vomito che ci si procura per limitare le conseguenze dell’abbuffata. Oltre a squilibri nella concentrazione di alcuni importanti elementi minerali – il potassio tende a diminuire fortemente con l’uso di lassativi e diuretici abbinato al vomito – sono riportate lesioni e danneggiamenti, anche molto gravi, a carico dell’esofago e dello stomaco.

Tre condizioni costituiscono il massimo fattore di rischio per la anoressia: essere adolescenti, essere di sesso femminile, vivere in una società occidentale. Oltre a queste caratteristiche generali, nella famiglia delle persone bulimiche e anoressiche troviamo spesso situazioni di alcolismo e obesità (per la bulimia), depressione e disturbi del comportamento alimentare. Sembrano predisporre a queste patologie: a) rapporti molto problematici con i genitori; b) ambienti scolastici o esperienze di lavoro che incoraggino la magrezza (il mondo della moda, ma non solo quello; in molti lavori di relazione con il pubblico la magrezza sembra una condizione imprescindibile); c) sport che esaltino la magrezza (ginnastica artisticadanza, soprattutto; ma in realtà ogni attività sportiva diventa a rischio, se sono presenti istruttori che spingono in modo eccessivo per la magrezza delle atlete o degli atleti); d) abusi fisici e sessuali. Vengono, infine, segnalati come eventi precipitanti alcune situazioni come cambio di casa o di città, l’arrivo di una nuova persona in casa; alcune malattie ricorrenti; la pubertà, particolarmente quella femminile; la gravidanza; l’abbandono o la perdita di persone care di riferimento e la separazione dei genitori, gli insuccessi scolastici e lavorativi. (2007)