Utopie e scienza di Marcello Cini
Marcello Cini era nato nel 1923 a Firenze; laureato in fisica e ingegneria, nel primo dopoguerra era diventato un fisico teorico nella fisica delle altre energie; a soli 33 anni – nel 1956 – aveva vinto una cattedra all’Università di Catania, iniziando a insegnare Fisica teorica. L’anno successivo era stato chiamato alla Sapienza da Edoardo Amaldi – uno dei più grandi fisici del 900 – per insegnare Teorie quantistiche. Nel 1967 come membro del Tribunale Russell era andato in Vietnam e in Laos, per testimoniare le atrocità dei bombardamenti statunitensi. Aveva fatto parte del Partito Comunista Italiano fino al 1970, quando ne era stato espulso insieme a Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Luciana Castellina e gli altri fondatori del Manifesto. In quegli anni le sue analisi della dimensione sociale della produzione scientifica divennero un riferimento importante per chi come me aveva da poco iniziato a cogliere questo aspetto della scienza. Nel 1976 la pubblicazione del lavoro collettaneo L’Ape e l’Architetto (insieme a G. Ciccotti, M. De Maria e G. Jona-Lasinio) rappresentò una rottura traumatica, ma salutare per la sinistra – italiana e non – scientista e positivista: il libro diceva che la neutralità della scienza non era mai esistita, dato che la ricerca scientifica e le stesse categorie impiegate dagli scienziati erano sempre state radicate nel contesto sociale. Dal 1974 al 1983 la rivista Sapere, fondata da Giulio Maccacaro, fu la più importante rivista politica sulla scienza; Marcello Cini fu tra i protagonisti di quell’avventura e nel 1983, quando la rivista cambiò gestione e taglio politico, assunse la direzione della rivista SE/scienza esperienza che per 5 anni (1983-1988) continuò l’impostazione di Sapere. Per molti anni intere generazioni di studenti – compreso il sottoscritto – studiarono sul suo Corso di fisica, scritto nel 1979 insieme a M. De Maria e L. Gamba. Dal 1987 al 1990 fu direttore della Facoltà di Scienze dell’Università la Sapienza; nel 1994 pubblicò un altro libro importante, Il paradiso perduto, precisa e attenta disamina dello sviluppo della scienza novecentesca tra i poli dell’oggettività della scienza e della sua storicità. Nel 2001 uscì il lavoro autobiografico Dialoghi di un cattivo maestro, in cui – parlando alla generazione dei suoi nipoti – raccontava le vicende del Novecento con l’aumento del benessere e della longevità, ma anche delle disuguaglianze e dei rischi ecologici irreversibili. Nel 2006 con Il supermarket di Prometeo analizzò il meccanismo di mercificazione della conoscenza, ostacolo sempre maggiore alla funzione della scienza di migliorare la qualità nostra vita, orientandola invece alla ricerca di profitto. Pochi mesi dopo aver letto questo libro, ho avuto il piacere di conoscerlo di persona. Era il 2007 e i l professor Cini tenne un intervento magistrale sul rapporto tra scienza e società al V congresso della Fondazione Diritti Genetici; alla fine della sua esposizione gli chiesi che cosa ne pensasse delle posizioni di Richard Dawkins che aveva da poco pubblicato L’illusione di Dio. Il professore mi rispose che non condivideva assolutamente le tesi di Dawkins, sia quelle sulla scienza sia quelle sulla religione. Pochi mesi dopo, sempre nel 2007, scrisse al rettore della Sapienza una lettera di protesta con la richiesta di annullare l’invito a Benedetto XVI in occasione dell’apertura dell’anno accademico; il suo l’appello ebbe grandissima risonanza sui giornali e in televisione e fu sottoscritto da centinaia di docenti: alla fine papa Ratzinger decise di cancellare la propria lectio magistralis. Nel 2010 Sinistra Ecologia Libertà propose a Cini di presentarsi come capolista alle elezioni regionali del Lazio, in ragione del suo pluriennale impegno a favore dell’ecologia e dell’ambientalismo scientifico, in particolare nella presidenza del consiglio scientifico di Legambiente. Nel 2012, all’età di 89 anni, si è spento a Roma.
Nel 2004 Marcello Cini rilasciò una bellissima intervista al Manifesto, al suo ex studente di fisica teorica Marco D’Eramo, allora pilastro della parte scientifica del giornale fondato dallo stesso Cini. In quell’intervista Cini spiegò lo spostamento del paradigma scientifico dall’asse matematico-scientifico a quello biologico-evoluzionistico. “ Il modello di scienza non è più la fisica, che è stata detronizzata. Il pensiero evoluzionistico è diventato comune alla maggioranza delle discipline. Il pensiero che si impone è quello biologico-evoluzionistico. La fisica ha permesso di conoscere e dominare la materia inerte: questo capitolo è quasi concluso. La grande rottura sta nel fatto che è cominciata l’avventura della conoscenza della vita e della mente umana. Nessuno si sogna di pensare alle leggi della mente umana come alla equazioni Maxwell. Nessuno ricerca l”equazione del cervello.” Le ultime frasi dell’intervista sono un bilancio di una vita intensa e combattiva e una speranza alle giovani generazioni: “La scienza mi affascina ancora. Sono un grande curioso, anche delle ricerche sul cervello, sulla mente, sulla vita. Il comunismo era un’utopia, come la fisica. Quand’ero ragazzo la fisica era l’utopia della conoscenza, della razionalizzazione; il comunismo era l’utopia di un società di uguali felici che possono dispiegarsi e rispettarsi. In fondo queste due utopie le ho ancora. Nei prossimi 50 anni i nodi dell’ambiente e delle disuguaglianze verranno al pettine. E’ un mondo minaccioso, ma è una ragione in più per impegnarcisi” (2012) (nella foto Hieronymus Bosch, Giardino delle delizie, 1480-1890)
Tags In
Tags
Categorie
- Alimentazione (76)
- Antropologia (40)
- Biologia (35)
- Dipendenze (57)
- Cervello e Psicofarmaci (11)
- Dipendenze e salute (33)
- Storia delle droghe (13)
- Ecologia (40)
- Salute (82)
- Invecchiare bene (17)
- Malati e malattia (28)
- Salute e società (37)
- Sessualità (34)
- Sport (95)
- Movimento e salute (26)
- Storia della pallavolo (26)
- Storia dello sport (44)