Il 1960 in Italia era stato l’anno del governo Tambroni, delle lotte popolari e della strage di Reggio Emilia, cantata da Fausto Amodei. A gennaio era morto di malaria il “campionissimo” Fausto Coppi; a maggio nell’Unione Sovietica Leonid Breznev era salito al potere. Il 25 agosto, 5 giorni dopo l’inaugurazione dell’aeroporto intercontinentale Leonardo da Vinci di Fiumicino, iniziarono le Olimpiadi. L’assegnazione della XVII Olimpiade a Roma nel 1960 arrivò dopo 4 bocciature: la prima nel 1908 – a favore di Londra – la seconda nel 1924 – a favore di Parigi – la terza nel 1936 – a favore di Berlino – l’ultima nel 1944 (non disputata per la guerra) – ancora a favore di Londra. A Roma gareggiarono oltre 5.000 atleti di 84 nazioni.  Parteciparono per la prima volta le nazioni dell’Africa liberate dal colonialismo, fu presente anche il Sudafrica razzista che 4 anni dopo sarebbe stato escluso. Gli atleti tedeschi, divisi dalla “guerra fredda”, parteciparono con un’unica squadra. Gli atleti cinesi protestarono durante la sfilata iniziale contro la partecipazione della Cina nazionalista. La RAI sei anni prima, nel 1954, aveva iniziato le sue trasmissioni; per le Olimpiadi produsse oltre 100 ore di trasmissione, nell’unico canale esistente, ritrasmettendole in tutta Europa e coprendo l’intero programma di gare. Il grande Adolfo Consolini, medaglia d’oro nel disco 12 anni prima a Londra, lesse il giuramento e partecipò, a 43 anni, alla sua quarta olimpiade.
Nell’atletica leggera, la regina delle Olimpiadi, USA e URSS si divisero l’egemonia sportiva. In campo maschile andarono 9 ori su 24 agli Usa e 5 all’Urss, in campo femminile 6 ori su 10 alle sovietiche. Nelle gare veloci, gli statunitensi persero l’oro, dopo 30 anni, sia nei 100 che nei 200 m. Sui 100 metri vinse il tedesco  Armin Hary con 10’’32; nella distanza doppia vinse il torinese  Livio Berruti (nella foto) che, a 21 anni, eguagliò il record mondiale con 20’’62; dagli 800 ai 5000 vi fu una tripletta australiana; nel salto in alto vinse l’argento il sovietico Valeri Brumel, il più grande saltatore di tuti i tempi con la tecnica ventrale; nella velocità femminile la stella fu la statunitense nera Wilma Rudolph che vinse tre ori: nei 100, nei 200 e nella staffetta  veloce. L’ultimo grande protagonista dell’atletica fu Abebe Bikila, lo sconosciuto soldato etiopico che vinse, a piedi nudi, la maratona in notturna con il nuovo record del mondo.
Nell’altro grande sport delle Olimpiadi, la ginnastica, l’URSS fece terra bruciata, vincendo 15 medaglie su 16 in campo femminile. La migliore fu ancora Larissa Latynina che vinse 6 medaglie, di cui 3 d’oro, come a Melbourne, salendo sul podio in tutte le gare a cui partecipò.  In campo maschile il consueto dominio dello squadrone sovietico fu contrastato efficacemente solo dai ginnasti giapponesi, che riuscirono a vincere 4 ori, tra cui il primo di cinque ori olimpici consecutivi nel concorso a squadre. Il ginnasta di Roma fu, però, un sovietico:  Boris Shakhlin, capace di salire sul podio in 7 occasioni su 8 e di vincere 4 ori. (segue)