Il grande aumento nell’utilizzo di psicofarmaci – per pazienti psichiatrici, persone con problemi di dipendenza, anziani e popolazione generale – impone una valutazione delle conseguenze sulla salute, a breve e lungo termine, di coloro che ne ricevono la prescrizione. Gli antidepressivi possono rappresentare un rischio di diabete di tipo 2, secondo quanto emerge da revisione sistematica compiuta dai ricercatori dell’Università di Southampton, pubblicato sulla rivista Diabetes Care. L’uso dei farmaci antidepressivi è aumentato notevolmente nel mondo occidentale negli ultimi anni, raggiungendo nel Regno Unito le 46,7 milioni di prescrizioni (dati 2011). I ricercatori hanno valutato 22 studi e le tre precedenti revisioni sistematiche sugli effetti degli antidepressivi sul rischio di diabete. In generale, le persone che assumono antidepressivi hanno più probabilità di avere il diabete. Diversi antidepressivi sono associati ad un significativo aumento di peso, che rappresenta il principale fattore di rischio per il diabete di tipo 2. Dalla revisione emerge, comunque, che anche eliminando tutti i fattori di rischio di diabete, gli antidepressivi sono un fattore di rischio indipendente. Appare necessario a questo punto – vista l’enorme diffusione di questi farmaci – un maggior controllo sul rischio di diabete nelle persone che assumono antidepressivi, in particolare in chi li usa a dosi più elevate e/o per più lunga durata.

Il rischio diabete e obesità non è specifico degli antidepressivi ma può essere esteso alla maggior parte degli psicofarmaci. Gli antipsicotici, in particolare, portano a consistenti aumenti di peso: in un articolo pubblicato sulla Rivista di psichiatria del 2001 un rilevante aumento del peso corporeo è stato osservato in oltre il 50% di pazienti in trattamento con antipsicotici. Sia gli antipsicotici tradizionali – i vecchi neurolettici – sia quelli di recente acquisizione – gli antipsicotici atipici – fanno aumentare il peso con diversi meccanismi. L’azione degli antipsicotici sulla serotonina incide sicuramente sull’aumento di appetito; altri meccanismi importanti coinvolgono l’aumento della prolattina, alterazioni degli ormoni riproduttivi e, soprattutto, modificazioni nella risposta all’insulina (insulino-resistenza).

L’uso degli antipsicotici riguarda spesso adolescenti; ricercatori dell’Università di Aberdeen hanno fatto una revisione di 42 lavori scientifici sull’argomento (pubblicato su  Obesity Reviews); si è visto che anche nei giovani risperidone (Risperdal), olanzapina (Zyprexa) e clozapina (Leporex) determinano un forte aumento di peso; valproato di sodio (Depakin) e litio (Carbolithium) danno un aumento più contenuto. Risultati simili sono venuti da una ricerca dellUniversità di Barcellona (pubblicata su Acta Psychiatr Scand, 2008) che hanno rilevato forti aumenti ponderali per clozapina e olanzapina, aumenti di peso minore, ma rilevanti, per quetiapina (Seroquel), risperidone, litio, valproato di sodio, gabapentin e alcuni antidepressivi.

L’aumento del peso sembra essere, pertanto, un effetto collaterale generalizzato degli psicofarmaci, in particolare di antipsicotici, antiepilettici e antidepressivi. Attraverso la stimolazione dell’appetito e della sete, con alterazioni del metabolismo glucidico e lipidico, riducendo il metabolismo basale e l’attività fisica, a causa della sedazione, tutti questi farmaci possono portano all’obesità, fattore di rischio delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di morte per le persone con malattie mentali.