Le anfetamine – o amfetamine – sono le più conosciute droghe di sintesi: sono sostanze prodotte in laboratorio che stimolano il sistema nervoso centrale. A livello farmacologico producono vasocostrizione periferica, con conseguente aumento della pressione sanguigna, aumento del battito cardiaco, riduzione del senso di fatica e diminuzione dell’appetito (ma soltanto nei primi mesi); agiscono riducendo il riassorbimento di dopamina e aumentando la concentrazione di adrenalina e noradrenalina, con conseguente forte stimolazione a livello centrale; diversamente dalla cocaina, sono eliminate lentamente e presentano, quindi, effetti più lunghi e pericolosi. Data la loro origine chimica, la storia delle anfetamine è piuttosto recente. Sono state scoperte più di 100 anni fa, nel 1887, ma sono state brevettate solo nel 1924 nel corso di ricerche per individuare un sostituto sintetico dell’efedrina, efficace nella cura dell’asma. Negli anni ’30 fu introdotta sul mercato – con il nome commerciale di Benzedrine (nella foto) – un nuovo inalatore per trattare la congestione nasale: era la prima anfetamina, disponibile senza prescrizione medica.      Le anfetamine, nel corso degli anni successivi, trovarono impiego soprattutto in 3 campi: nell’esercito, tra studenti e sportivi, come prodotti dimagranti. Il Giappone, negli anni ’50, ha avuto una vera e propria epidemia da abuso di anfetamine. La metamfetamina, molto potente e di facile produzione, fu scoperta proprio in Giappone nel 1919, ma la prima grave epidemia d’abuso si verificò durante la seconda guerra mondiale. L’esercito tedesco e quello giapponese distribuirono massicciamente pillole a base di anfetamine ai loro soldati, in particolare ai piloti per aumentarne le prestazioni belliche. I Giapponesi distribuirono le anfetamine anche alla popolazione civile, nelle fabbriche di munizioni e materiale bellico, per aumentare la produttività. Finito il conflitto, le industrie farmaceutiche nipponiche intrapresero una efficace campagna pubblicitaria per vendere le enormi scorte di anfetamine accumulate. Le anfetamine venivano consigliate nei casi di sonnolenza e stanchezza cronica, obesità e depressione. Alla fine degli anni ’40 si registravano 11.000 casi l’anno di “psicosi da anfetamine”; una statistica del 1950 stimava che quasi il 5% dei giovani giapponesi abusasse di queste sostanze. Per limitare la portata dell’abuso di anfetamine, prima furono lasciate in commercio solo le confezioni iniettabili – producendo un abuso di metamfetamina per endovena –  poi fu bloccata completamente la loro produzione; iniziò, immediatamente, la produzione il traffico illegale di anfetamine per rifornire tutti coloro che prima le acquistavano legalmente, ma la frequenza dell’abuso gradualmente diminuì. Per l’utilizzo in campo scolastico, l’esempio storico più significativo è quello della Svezia. Nel Paese scandinavo le anfetamine furono commercializzate a partire dal 1938, con una martellante campagna pubblicitaria che le consigliava a tutta la popolazione e agli studenti in particolare. Furono sufficienti 6 anni di libera circolazione perché si diffondesse, come in Giappone, un abuso generalizzato di questi stimolanti; nel 1944 le anfetamine furono inserite tra le sostanze stupefacenti, ma la fioritura de mercato illegale mantenne per molti anni il fenomeno sociale dell’abuso, giovanile ma non solo, di anfetamine. In modo analogo negli Stati Uniti, negli anni 50, due anfetamine legali – Dexedrine e Methedrine – divennero sostanze d’abuso per studenti, camionisti e atleti. Tra i tantissimi casi di abuso di anfetamine a livello sportivo – chiaramente con azione di doping – la tragica morte del ciclista inglese Tom Simpson, su una salita del Tour de France del 1967.  Il terzo settore di impiego delle anfetamine è stato quello delle cure dimagranti. Il caso italiano è interessante. Nonostante i precedenti del Giappone e della Svezia, per non parlare degli Stati Uniti, nel 1965 furono immesse nel mercato 30 prodotti diversi a base di anfetamine; il più famoso aveva il nome commerciale di Simpamina. La pubblicità di questi farmaci “miracolosi” passò rapidamente dalle riviste di medicina alle riviste a larga diffusione, determinando – a partire dagli anni ’50 negli Usa, 15 anni dopo da noi –  una grave e particolare forma di epidemia d’abuso, con moltissimi casi di persone diventate dipendenti all’anfetamina nel corso di cure dimagranti. Lo scrittore Hugh Selby Jr. ha descritto magistralmente questo dramma nel suo libro “Requiem per un sogno”, portato recentemente sullo schermo da Darren Aronoksky. Come ha bene rilevato Luigi Cancrini: “fra il 1965 e il 1972, le tossicomanie da anfetamine hanno continuato così a verificarsi in Italia in modo del tutto legale: sordi alle denunce ed all’evidenza dei fatti, l’industria continuava a produrre, i grossisti a commerciare, i farmacisti a vendere con la protezione e l’avallo dello Stato.” Oggi il consumo di anfetamine – in particolare ecstasy e metamfetamina – è principalmente un fenomeno giovanile, che riguarderebbe quasi 2 milioni di consumatori in Europa e altrettanti negli Stati Uniti.