AIDS e sieropositività
Il virus HIV, virus dell‘immunodeficienza umana, è un retrovirus, cioè un virus con RNA come materiale genetico; il virus attacca alcune cellule del sistema immunitario, in particolare i linfociti T CD4+, che sono delle cellule chiave per la risposta immunitaria. L’indebolimento del sistema immunitario può arrivare fino al punto in cui vien annullata la risposta contro virus, batteri, protozoi e funghi; questa distruzione del sistema immunitario causa la sindrome” da tutti conosciuta come AIDS (Sindrome da Immuno-Deficienza Acquisita).
Le persone “sieropositive” presentano la positività alla ricerca di anticorpi dell’HIV nel siero; dopo l’infezione da parte del virus HIV, dunque, si diventa “sieropositivi”: non vi sono manifestazioni patologiche, ma la progressiva replicazione del virus porta ad una riduzione progressiva del numero dei linfociti CD4+ e a un deterioramento del sistema immunitario. Se non ci si cura, l’organismo diventa incapace di rispondere alle infezioni e si manifesta la sindrome – cioè l’insieme di malattie – chiamata AIDS. Le persone malate di Aids sono maggiormente esposta alle infezioni; le infezioni tipiche di questa sindrome sono circa 20: infezioni da batteri e protozoi (tra esse la polmonite causata dal protozoo Pneumocistis Carinii; la toxoplasmosi, causata dal protozoo Toxoplasma Gondii, e la tubercolosi); infezioni da altri virus (Herpes, Cito Megalo Virus); tumori (linfomi, tumori delle ghiandole linfatiche; sarcoma di Kaposi); infezioni da funghi o micosi (soprattutto da Candida).
L’infezione da HIV si trasmette per mezzo del sangue, da madre a bambino, per via sessuale. Le trasfusioni di sangue infetto nel passato hanno trasmesso il virus HIV, in Italia, in Francia e in altri Paesi. In Italia dal 1988 il sangue destinato a trasfusioni viene sottoposto a screening per il virus HIV. Lo scambio di siringhe – tra tossicodipendenti – può facilmente trasmettere il virus HIV; ciò spiega l’alta percentuale di tossicodipendenti sieropositivi o malati di AIDSs. La madri possono trasmettere il virus HIV ai figli sia al momento del parto sia con l’allattamento (ma nelle madri in terapia con farmaci antiretrovirali il rischio si riduce al 10%.).Senza preservativo, quasi tutti i rapporti sessuali sono a rischio. Il virus, invece, non si trasmette con abbracci, carezze, baci. Nessun familiare di una persona sieropositiva è mai stato infettato. Chi vive con persone sieropositive deve semplicemente osservare le usuali norme igieniche: non usare oggetti che possono entrare in contatto con il sangue, cioè spazzolini da denti e oggetti taglienti come forbici, rasoi. Per ottenere informazioni più dettagliate consiglio il sito www.lila.it. dell’associazione che dal 1987 si batte per i diritti civili, umani e di cittadinanza delle persone sieropositive e malate di AIDS; cosa non trascurabile, la LILA non riceve contributi dalle aziende farmaceutiche.
Secondo gli ultimi dati UNAIDS, sarebbero 33 milioni le persone che convivono nel mondo con il virus, con stime di oltre 2 milioni di morti ogni anno. L’India e il Sud Est asiatico sono i Paesi che, negli ultimi anni, hanno registrato il maggior aumento di casi. Nell’Africa sub sahariana, secondo la FAO oltre 11 milioni di bambini hanno perso i genitori a causa dell’AIDS. Negli Stati Uniti l’HIV riguarderebbe più di un milione di cittadini.
Il 1984 è l’anno a partire dal quale si raccolgono dati epidemiologici sull’AIDS; il virus dell’Aids, in realtà, potrebbe essere molto più vecchio. Un recente studio ipotizza che l’HIV sarebbe arrivato negli Stati Uniti già nel 1969, 15 anni prima dell’arrivo ufficiale. E in Italia? Nel nostro Paese si registrano 4 mila nuovi casi l’anno di infezione da Hiv, che si aggiungono alle circa 120.000 persone sieropositive. Quest’ultimo dato, in realtà è solo una stima, dato che la metà dei 120.000 non saprebbe di essere sieropositiva. Il picco di nuovi casi di malattia conclamata in Italia è stato a metà degli anni ’90, seguito da una diminuzione e da una stabilizzazione negli ultimi anni. Il cambiamento più significativo riguarda la modalità di contagio: negli anni ’80 lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti era all’origine del 70% delle trasmissioni, oggi rappresenta meno del 10% dei nuovi infetti, perché l’HIV si contrae principalmente per via sessuale. Per chi contrae l’infezione da HIV fra i 20 ed i 40 anni l’inizio precoce di una “terapia antiretrovirale combinata” garantisce un’aspettativa di vita superiore ai 70 anni. Purtroppo, questo ottimo dato scientifico, rimane un miraggio per la maggioranza delle persone che vivono in Paesi senza sanità pubblica (USA in primis) o con risorse ridotte come i Paesi africani e asiatici. (2008, nella foto proteste in Sudafrica per poter avere i farmaci anti AIDS a prezzi accessibili)
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