1. “Io sono una freelance, una sorta di referente per l’economia circolare laddove serve. Opero assieme ad altri professionisti, per conto dell’associazione Casa Verde. Favorisco l’incontro fra aziende e persone, ho messo insieme un team multidisciplinare, ma niente di quello che faccio è una mia iniziativa”.
  2. “La prima cosa è la scelta dei materiali: non devono essere materie prime sottratte agli ecosistemi, né prodotte ad hoc” (Daniela Ducato utilizza lane vegetali e animali, bucce di pomodoro e vinacce, paglie di gramigna o di canapa e altri prodotti di scarto).
  3. “E’ importante conoscere la storia e la geografia dei materiali. Dove vengono prodotti, da chi, in quali condizioni. Perché i materiali sono pezzi di mondo, hanno dentro persone, economie”.
  4. “I materiali hanno dentro le donne, che nella green economy sono quelle più sfruttate, perché costano meno, come le donne che lavorano in Africa la fibra di cocco, immerse nel veleno. Chi usa fibra di cocco lo fa pensando di usare un materiale buono, pulito, vegetale; non sa quanta morte e disperazione sta creando dall’altra parte del mondo”.
  5. “I nostri prodotti devono essere ecologici e sani per chi li utilizza e per l’ambiente. Per questo nel nostro gruppo multidisciplinare, oltre a ingegneri, agronomi, chimici, biologi e geologi, abbiamo anche medici e pediatri”.
  6. “I nostri prodotti devono avere prestazioni elevate, uguali o superiori ai prodotti petrolchimici, e un costo sostenibile, perché la salute e l’ecologia non possono rientrare fra i beni di lusso, devono essere per tutti”.
  7. “Noi riponiamo molta fiducia nel riciclo, ma la parola riciclo è una parola di transizione, che dobbiamo limitare. Prendiamo la plastica: ne continuiamo a produrre sempre di più, ne ricicliamo una piccola parte”.
  8. “Stiamo soltanto rimandando il problema. Dobbiamo iniziare a progettare oggetti con un design plastic-free, senza petrolchimica, e che non diventino rifiuti”.
  9. Economia circolare dal mio punto di vista vuol dire anche democrazia e condivisione dei saperi. Non esiste una banca dati condivisa, perciò si tendono a replicare gli stessi studi e gli stessi errori. Questo è un enorme spreco di risorse e di denaro pubblico”.
  10. Guardare a un problema da vari punti di vista, con varie competenze, ci aiuta a trovare soluzioni migliori. Quando le persone si incontrano e si confrontano, si produce un’idea del limite che è alla base dell’innovazione”.

(dall’intervista di Andrea Degli Innocenti sull’Extra Terrestre, supplemento del Manifesto del 21/3/2019)