Sapere: la critica alla scienza
Nel 1974 la direzione della rivista Sapere fu affidata a Giulio Maccacaro. Sapere era una rivista “storica” della divulgazione scientifica in Italia, Maccacaro uno dei maggiori scienziati italiani, direttore dell’Istituto di biometria e statistica medica dell’Università di Milano, che per primo portò in Italia l’epidemiologia.
Sapere diventò la più importante rivista politica sulla scienza. Nei primi numeri mensili del 1974 si occupò dell’energia, del cancro sui posti di lavoro, dell’aumento della popolazione nel mondo, dell’industria chimica, degli alimenti industriali, del problema dell’acqua. A distanza di 35 anni fa impressione l’attualità di tutti gli argomenti che Sapere trattava con splendide monografie, chiare nel linguaggio, precise nella denuncia, aperte a contributi critici e liberi da conflitti di interesse. Sembra fin troppo facile collegare l’attuale assenza di riviste come quella di Maccacaro alla povertà culturale di oggi, presente anche in chi vorrebbe cambiare profondamente la società. Sapere si occupava a fondo di biologia ed etologia, matematica e fisica, chimica e geologia, medicina e psichiatria, tecnologia, e società, psicologia e scuola, ecologia e sociologia. Tutti coloro che parteciparono al progetto raccolsero l’invito contenuto in questa frase di Giulio Maccacaro: “Di scienza è ormai fatto il potere, e di potere gli uomini vivono e muoiono. Cosicché, fare scienza vuol dire, oggi e in ogni caso, lavorare per o contro l’uomo, e ogni uomo è oggi raggiunto dalla scienza, per esserne fatto più libero o più oppresso.” Sapere in quei 9 anni di vita (dal 1983 la direzione passò a Carlo Bernardini e tornò ad essere una normale rivista di divulgazione) raccolse il meglio della cultura “critica” italiana: Franco Basaglia, Luigi Cancrini e Giovanni Jervis per la psichiatria, Giorgio Bert e Massimo Gaglio per la medicina, Marcello Cini per la fisica, Ettore Tibaldi, Enrico Falqui e Dario Paccino per l’ecologia, Renzo Tomatis per l’epidemiologia, Luigi Mara per la chimica e la salute operaia, Paola Manacorda per l’informatica, e tanti altri validissimi collaboratori. Accanto a Sapere, Giulio Maccacaro lavorò ad altri due grandi progetti legati al rapporto scienza-potere: la fondazione del movimento di lotta per la salute Medicina Democratica (al quale ho partecipato per quasi 10 anni, assieme ad Augusto Puccetti, come responsabile per la Toscana) – con l’omonima pubblicazione – e la rivista Epidemiologia e prevenzione.
Nel gennaio 1977, un mese dopo la pubblicazione del numero monografico di Sapere dedicato a Seveso – significativamente intitolato “Un crimine di pace” – Giulio Maccacaro morì. Non morirono, invece, i progetti che aveva avviato. Medicina Democratica dal 1978 continua le sue battaglie per la salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, mentre la rivista Epidemiologia e prevenzione è arrivata – dal 1976 – ad oltre 30 anni di vita, come pubblicazione in grado di accogliere “contributi di ricerca, rendiconti di esperienze e proposte di interventi nei campi della epidemiologia e della prevenzione“. L’unico progetto che non è continuato è quello del mensile Scienza Esperienza (Se), che raccoglieva parte del gruppo di Sapere: dal 1983 per 5 anni uscirono circa 50 numeri di una rivista che cercò di mantenere l’impostazione della rivista di Maccacaro. Con alterne fortune si arrivò all’ultimo numero, doppio, del 1988. Poi in Italia si aprì il vuoto nel campo della critica alla scienza: ricordo i coraggiosi tentativi del mensile “Arancia Blu” di Enzo Tizzi (1990-91) e del trimestrale “Capitalismo Natura Socialismo” di Giovanna Ricoveri (1990-95). Per il resto niente, anche se, sempre più “ogni uomo è oggi raggiunto dalla scienza, per esserne fatto più libero o più oppresso”.(2008)
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