Storia del tabacco, dai Maya alle Camel
La storia del tabacco inizia con la Nicotiana tabacum, il nome scientifico della pianta del tabacco, appartenente alla famiglia delle Solanacee (come patate, pomodori, melanzane e peperoni), un gruppo vastissimo di vegetali originariamente diffusi nel Nord e Sud America. Le prime notizie storiche sull’uso di tabacco si trovano nella “Storia generale delle Indie” (1571) del domenicano spagnolo Bartolomeo de la Casas. Sia per la civiltà Maya (nella foto) sia per quelle dei nativi americani fumare tabacco aveva un valore religioso e rituale. Oltre a essere fumato, il tabacco veniva mangiato fresco appena raccolto, oppure se ne beveva il succo; era anche impiegato per scopi curativi.
Gli Spagnoli lo importarono in Europa, dove divenne in breve tempo così popolare da rappresentare uno dei più importanti prodotti importati dal Nuovo Mondo. La necessità di manodopera nelle piantagioni di tabacco fu una delle principali motivazioni ad importare – nel 1600 – i primi schiavi africani in America, soprattutto nelle colonie della Virginia e del Nord e Sud Carolina. Sempre nel 1600, con quattro secoli di anticipo, comparve il primo documentato “atto d’accusa” contro la nuova abitudine: si trattava di un opuscolo scritto nel 1604 dal re d’Inghilterra Giacomo I. “A counterblast to tobacco” (Una forte opposizione al tabacco) denunciava l’uso di tabacco come “un’abitudine spiacevole per l’occhio, odiosa per il naso, nociva per il cervello, pericolosa per i polmoni“. Nel ‘700 tra le classi sociali benestanti si diffuse il costoso tabacco da fiuto, mentre l’800 fu il secolo dei sigari, con i pregiati e costosi cubani, prodotti a l’Havana, e i più modesti sigari toscani. In Inghilterra e in Russia, intanto, si tentava di contrastare il consumo di tabacco con leggi e imposte, ma il commercio di tabacco rimaneva una fonte enorme di guadagno per tutto il 700 e l’800. Si calcola che a fine ‘800 le imposte sul commercio del tabacco rappresentassero un terzo di tutte le tasse raccolte dal governo degli Stati Uniti. L’invenzione della sigaretta è relativamente recente.
A metà ‘800 negli Stati Uniti l’azienda di Philip Morris iniziò la produzione di sigarette nella sua manifattura, seguita 20 anni dopo dall’altro marchio storico Lucky Strike; le sigarette Camel arrivarono, invece, agli inizi del ‘900 ed ebbero subito molto successo sia per l’aggiunta di tabacco turco al trinciato sia per il prezzo molto economico. All’inizio le sigarette di tabacco non interessarono più di tanto i fumatori di pipa e di sigari, perché il loro tabacco veniva percepito come dolciastro o insipido. Nel periodo tra le due guerre mondiali, però, con i trinciati diventati più forti, non ci furono più ostacoli al passaggio dal sigaro alle più comode sigarette. Si ebbe, allora, allora un aumento enorme del numero dei fumatori e della quantità individuale di tabacco fumata. Crebbe a dismisura il mercato dei consumatori e iniziarono a fumare anche le donne. (4-2013) (segue)
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